venerdì 23 aprile 2010

Dov'è la Sicurezza sui Luoghi di Lavoro?

EMBLEMATICO È L' ESEMPIO DELLA COMMISSIONE TRIBUTARIA PROVINCIALE
di Roma che ha lasciato marcire il Servizio di Prevenzione e Protezione ignorando la predisposizione di tutte le misure di sicurezza obbligatorie per legge ed evitando di definire le attività necessarie alla corretta implementazione ed applicazione del sistema di gestione della sicurezza per un ambiente degradato, insalubre, ad elevato rischio d’incendio e con un’impiantistica inconsistente e non conforme. A titolo di esempio si riportano le numerose misure indispensabili disattese e messe sotto il tappeto:

• il DVR-documento di valutazione del rischio non è stato aggiornato a seguito delle mutate condizioni organizzative della CTP e quindi svuotato da ogni validità quale strumento di programmazione delle misure di sicurezza;
• il DUVRI- documento di valutazione del rischio da interferenza con i soggetti autonomi e le imprese esterne presenti nell’ufficio non è stato redatto all’atto della stesura dei relativi contratti;
• non è stata eseguita la prova di evacuazione, di fatto necessaria a seguito delle modifiche strutturali e organizzative intervenute nell’ufficio, né il piano di emergenza e di evacuazione è stato aggiornato a seguito di variazione dell’organico del personale e di conseguenza degli addetti precedentemente individuati per la gestione delle emergenze;
• non è stato attivato alcun controllo degli indicatori di prestazione per la sicurezza;
• non è stato eseguito sui lavoratori alcun test di verifica di apprendimento di nozioni generali in termini di sicurezza del lavoro;
• la riunione per la sicurezza di cui all’art.35 indetta a scadenza “pluriannuale” non ha pertanto rispettato la minima periodicità annuale prevista dalle norme;
• alcune categorie non sono state sottoposte a sorveglianza sanitaria ( p.es. gli addetti alla movimentazione manuale dei carichi ) nonostante sia stato verificato con strumenti empirici e convalidati che il ritmo eccessivo di lavoro imposto da un processo che non può essere da loro modulato li abbia esposti e tuttora li esponga a rischio effettivo. Ingiusto oltre che paradossale;
• è stato ritenuto necessario dalla Direzione affidare a un soggetto esterno alla commissione l’incarico di RSPP-Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, come invece avrebbe dovuto in considerazione di quanto previsto ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 7, comma 6, del decreto lgs. 165/2001, nel testo modificato con l’art. 46 del D. Legge 112/2008 e 31, comma 4, del D. Lgs. 81/2008, a norma del quale la nomina di un responsabile esterno è obbligatoria, ma solo dopo aver accertato l’assenza di dipendenti interni alla Commissione in possesso dei requisiti professionali previsti dal successivo art. 32 del menzionato D.Lgs.81/2008. La Direzione, che ha costretto alle dimissioni per giusta causa l’ex RSPP, cumulandolo di pluri-incarichi, inibendo di fatto la sua possibilità di vigilanza e di monitoraggio dell’ufficio, non ha poi neanche adottato le occorrenti misure organizzative per consentire la frequenza a specifici corsi di formazione di dipendenti della commissione in possesso dei requisiti d’istruzione previsti per l’incarico vacante.

Senza una adeguata informazione e una piena libertà di accesso ai luoghi di lavoro non è possibile intervenire con strumenti preventivi, nel caso fossero stati previsti. Si violano pertanto le normative di legge come il D.Lgs 81/08 che chiamano alla responsabilità Amministrazione e Proprietari in generale.

Male illuminate dai media, le nuove normative hanno avuto ripercussioni negative sulla sicurezza, distruggendo nei fatti ogni principio di prevenzione e consentendo un vero e proprio disinvestimento da parte di Aziende ed Enti in materia di sicurezza che ha assunto le fattezze di un valore ormai evaporato. Le sanzioni per il mancato rispetto delle normative sono state ridotte e depenalizzate e l'impianto preventivo ha subito forti ridimensionamenti: senza la minaccia di sanzioni per il Datore di Lavoro, ai lavoratori sono rimaste ben poche tutele e garanzie. Un paradosso ai limiti della provocazione.

Anche se la Giurisprudenza ha rivisto favorevolmente alcune precedenti leggi e criteri, ad esempio quelli per risarcire i cosiddetti danni in itinere con l’uso del mezzo proprio, ossia tra casa e lavoro, tardano le applicazioni. Per queste ragioni la sicurezza sui luoghi di lavoro non può restringersi alla semplice applicazione di procedure e norme di legge, per esempio la attuazione delle Direttive Europee.

Le ispezioni Asl sono insufficienti e in fase di avanzata desuetudine (di fatto gli ispettori non sono intervenuti a seguito di segnalazione della mancata individuazione del nuovo RSPP della cui figura la Ctp è rimasta priva per svariati mesi!), le prescrizioni consentono ai Datori di Lavoro e alle Amministrazioni di ritardare e talvolta di aggirare le normative, la salute dei\lle lavoratori\trici va di pari passo con quella ambientale e dei cittadini, nell'elenco delle malattie professionali non vengono inserite le nuove patologie, molte delle quali sono sconosciute anche a chi ne soffre (congiuntivite, abbassamento della vista e dell'udito per videoterminalisti, le innumerevoli cervicali, ecc. ).

Ma la sicurezza sui luoghi di lavoro non può essere separata da una conflittualità generale per difendere diritti e potere di acquisto, non si tutelano individualmente lavoratori e lavoratrici quando si accettano passivamente accordi e decisioni governative e aziendali. Non si prevengono gli infortuni e le malattie quando la tutela della salute e della sicurezza non sono collegate ad una revisione dei tempi e delle organizzazioni lavorative (turnazioni, carichi di lavoro, orari e mansioni) .

p/Cobas Pubblico Impiego – Finanze CCTT

Lettera aperta ai Funzionari della CTP di Roma

CI RIVOLGIAMO A VOI CON RISPETTO IN QUANTO SIETE

lavoratori, ma vi chiediamo altrettanta attenzione e rispetto per quanto segue.

La crisi che avanza sta aumentando a dismisura le situazioni di difficoltà nel servizio pubblico: i ritardi e le insolvenze dell’amministrazione non sono più eccezioni in un quadro in cui la p.a. non è più in grado di attuare interventi atti a garantire i diritti fondamentali dei lavoratori.

Nel caso della Ctp di Roma l’aumento della pressione agli sportelli o meglio al front-office, che voi avrete sicuramente rilevato e che agli addetti comporta ulteriori aumenti di carichi di lavoro, deve trovare delle risposte adeguate: non è possibile affrontare questa situazione di emergenza, che in prospettiva continuerà ad aggravarsi, con i pochi strumenti coercitivi di cui la politica di deleghe della direzione vi dota. D’altro canto non va neanche bene che voi alla luce di questa carenza strumentale ne concepiate personalmente degli altri.

Per questo c’è una spinta politica proveniente da chi nel settore vive quei problemi e da chi lotta contro le discriminazioni e le disuguaglianze, che sta sviluppando diverse forme di lotta per far sì che la risposta ai loro crescenti bisogni sia per lo meno adeguata.

Abbiamo deciso di adottare forme di pressione presso questa commissione, non per una contestazione vuota o per costringere il Direttore alle dimissioni (?!) ma per far sì che chi è preposto alle decisioni trovi e consenta misure di intervento per affrontare in modo strutturale ed adeguato l’emergenza e non scaricarla tutta sui lavoratori.

Nei nostri rapporti con i lavoratori che abbiamo incontrato nel percorso di lotta intrapreso ormai da mesi abbiamo però in alcuni casi rilevato comportamenti non corretti da parte di alcuni funzionari, come dire, più realisti del re.

Le iniziative irrituali, personali (inadeguate in molti casi), la limitata tutela della privacy, la boria e la genericità, la discriminazione, l’interpretazione personalizzata delle norme, non sono atteggiamenti che possono trovare una scusante nel pur rilevante peggioramento delle condizioni di lavoro.

Così facendo il funzionario si trova ad essere l’esecutore materiale finale di un sistema di repressione e che colpisce proprio i più deboli, contribuendo a legittimare la disparità, a deludere e umiliare i lavoratori.

Premesso che siamo pronti a segnalare agli ordini preposti le situazioni di grave violazione dei codici di comportamento, invitiamo costoro a non essere complici di chi, nei posti di potere, è il vero responsabile delle emergenze diffuse ormai in modo massiccio anche nel nostro ufficio.

Cercate di capire fino in fondo le esigenze di chi protesta e vedrete che troverete in questi degli alleati e non degli scocciatori o dei “buffoni”.

p/Cobas P.I. Finanze CCTT

Disprezzo!

Stimato Signore,
se sta leggendo questo mio scritto (voglia scusarmi per le sozzerie che vi sono contenute, ma del resto, penso che Lei si trovi a suo agio con queste cose) vuol dire che – a prezzo di immani sopportazioni – sono riuscito a farlo passare sotto le immondizie con il quale Lei tenta di sommergermi. Giunto a qualche giorno dal mio saluto a questo ufficio mi permetta di rimarcare che anche nella Ctp l’insulto aninimo è diventato il mezzo privilegiato di espressione e comunicazione dei codardi. E Lei alla pari di un provocatore di professione, come un corvo o uno scarabeo stercorario, o da membro onorario del Gruppo Trasversale dell’Insulto (se siete più di uno), agisce nell’ombra scrivendo sugli ascensori commenti anonimi ingiuriosi e irriguardosi all’indirizzo del mio operato sindacale e della mia persona. Potrei limitarmi a citare il detto popolare: “Lo dici quindi lo sei”. Nient’affatto. Confermando il massimo interesse per il Suo pur stupido intervento, rivendico il diritto di esprimere il massimo sdegno, rispettando, a differenza di Lei, i confini della volgarità. Insomma, non potendone fare a meno, userò le parolacce e gli insulti più appropriati all’occasione e al Suo Basso Profilo, cercando di non disturbare i linguisti.
Dunque, per non essere da meno e ovviamente scegliendo l’aggressione verbale per quella fisica, per amore di sintesi dedico a Lei, mio misterioso detrattore, il mio completo dizionario di insulti con l’auspicio che sia suonata per Lei l’ora dell’accettazione più o meno rassegnata. Noterà che è meno di quanto Lei potesse aspettarsi…ma capirà – ne sono certo - che questo è il mio estremo contributo alla Sua meschinità che non merita di essere ripagata che con questo completo elenco di improperi, che se non Le dispiace deve considerare tutti donati spassionatamente. Tuttavia sono convinto che anche essere insultato La fa sorridere felice e gioviale, considerando la Sua forte propensione alla truculenza.
Comunque grazie per aver scelto il mio sindacato per onorarLo con le Sue scritte non certo eroiche. Come Lei immagina – avendo sotto gli occhi il suo elaborato letterario (?!) – il mio è un sindacato immeritatamente famoso e Lei è l’illustre vittima dell’ennesima prova della mia cecità sindacale! Sia orgoglioso di essere dotato di tanta stupidità: Lei probabilmente è in esimia compagnia, e un giorno potrà dire e gridare forte che il mio profondo disprezzo è stata la molla che ha fatto definitivamente scattare la Sua “mediocrità”. Tutto parla bene di Lei: la sua indiscrezione, il suo Low profile, la sua natura inquinante per l’ambiente e soprattutto per le coscienze, rappresentano la ciliegina sopra quella succosa torta che è la sua personcina a modo.
Se poi ha tempo, prenda tutti i Suoi fogli scritti sugli ascensori e veda dove cacciarseli.
Per il Suo bene e con tutto il mio disprezzo.

Angelo Daruni Ciaffi

Clima di Rappresaglia

Inaccettabile la rimozione di Cristina S. dall’Uap-Ufficio di Assistenza al Pubblico, voluta dalla Direzione senza motivazioni professionali. Altri epurati in altri settori del front-office sono comunque fra coloro che hanno firmato PER LA PROPRIA INCOLUMITA’ l’istanza di trasferimento del 25.2.2010.



CLIMA DI

RAPPRESAGLIA?

L

’ATTIVITÀ AL FRONT-OFFICE ESIGE UNA PROFESSIONALITÀ COSÌ SPECIFICA CHE richiede determinate qualità ed esperienza: bisogna saper interagire col pubblico, guadagnarsi la loro stima e fiducia. Il front-office è la vetrina dell’ufficio e uno dei settori in cui l’anzianità ha un suo valore perché implica esperienza. Se un lavoratore del front-office viene rimosso bisogna quantomeno dargli un incarico che consenta di mettere a frutto l’esperienza accumulata e non demansionarlo per ritorsione spostandolo da un ruolo chiave ad un binario morto.

Alcuni dei lavoratori Uap sono stati spostati perché avevano chiesto di essere trasferiti ad altro servizio. Il punto (chiarito più volte) è che avevano chiesto di essere trasferiti perché stanchi di essere sottoposti ad un ritmo di lavoro massacrante, per via di un organico inadeguato. Quindi un circolo vizioso. La scusa del ricambio con chi aveva richiesto di subentrare nel servizio non regge affatto. Il scopo vero del repulisti: sostituire il personale non accondiscendente che ha espresso critiche alla gestione dell’ufficio con altro personale, per tentare di moderare quella che è stata vista come un’opposizione (?) interna e creare un clima più accondiscendente. Ossia, chi protesta va via.

Ma non basta allontanare il lavoratore, gli va comunque garantita una mansione alternativa equivalente che ne rispetti la specifica professionalità. Ciò non è avvenuto. In Italia esiste lo Statuto dei lavoratori. L’art.13 tutela la professionalità e l’art. 15 la libertà: non sono concesse discriminazioni.

Simili rimozioni seguono in genere una logica ben precisa e perversa. L’impiegato non può essere rimosso solo per aver esercitato il diritto di critica, peraltro in questo caso lecita di cui l’autodifesa dell’istanza di trasferimento non rappresenta che l’atto finale dopo mesi di protesta serrata e senza esito alcuno contro l’obbligo di essere sottoposti a uno stress nocivo dovuto al carico eccessivo di lavoro. Questa o.s. si permette allora di supporre che la Direzione abbia frainteso come affrontare bene i problemi: evitarli!

Questa o.s. ritiene che la Direzione manifesti una strana concezione della libertà dei suoi dipendenti di rendere noto il loro pensiero: devono forse chiedere l’autorizzazione prima di ogni dichiarazione? Se così fosse, si tratterebbe di un’evidente impronta censoria preventiva.

La prova di forza del lamentato allontanamento con demansionamento dei lavoratori mostra il tipico provvedimento con connotazione ritorsiva che non può non rilevare il tratto distintivo di una condizione di mobbing non dichiarato. Se poi si considera che a quanto pare questo non è il primo caso di presunto mobbing nella Ctp di Roma allora il tutto si presta ad assumere maggior rilievo.

Questa o.s. Cobas ritiene che non potendosi tollerare discriminazioni a carico dei lavoratori si aspetta e augura che il provvedimento di rimozione emesso rientri e la Direzione proceda alla ri-valorizzazione degli stessi restituendo lo spazio adeguato alla loro professionalità.

Roma, 07.04.2010

p/COBAS P.I. FINANZE CC.TT.

Comitato di Base Ctp di Roma

Fantasmi In Ufficio

STRESSATI DAL SUPERLAVORO, POCHI, SFRUTTATI, MAL PAGATI, VITTIME DI
soprusi:
questo è il lavoro d'ufficio di cui si parla sui giornali e in tv. Ma utilizzare dipendenti-fantasma è davvero il colmo. Per supplire alla carenza di personale ci si inventa di tutto. La soluzione architettata nella CTP di Roma è sotto gli occhi di tutti: non serve più escogitare a tempo pieno tattiche fantasiose per "far passare" la giornata e disimpegnarsi attivamente dal proprio lavoro. Oggi basta recuperare nominativi di dipendenti-fantasma, che di fatto esistono solo sulla carta, ed inserirli a coprire vuoti d’organico (che ne fa dei lavoratori virtuali, come virtuali sono le sezioni o le attività a cui sono “virtualmente” assegnati).

I dipendenti-fantasma sono solo un’illusione e/o una allucinazione. Dal lunedì al venerdì, hanno il pregio di non temere, come i colleghi reali e vivi, di essere criminalizzati in comportamenti non veri, tuttavia, quasi norme accettate: non soffrono se sono accusati di passare il tempo seduti alle scrivanie a fare pressoché niente – di navigare su Internet, di flirtare con i colleghi, di scrivere e-mail agli amici - di fingere malattie per non andare a lavorare. E’ inutile! Ma dipendenti-fantasma – senza disillusioni, non più annoiati e demotivati – non si nasce, si diventa. Basta scriverne il nome sull’ordine di servizio. È una condanna e non una scelta.

Questa o.s. ritiene che l’utilizzo nell’o.d.s. di dipendenti-fantasma è una trovata per continuare a tollerare una situazione sempre più grave che invece richiederebbe di invertire nettamente la rotta. Questa o.s. politicamente scorretta vuole smascherare questa sconcertante soluzione ideata per rinviare i problemi di organico della realtà lavorativa di questa commissione tributaria. E al riguardo non può non sottolineare che appare poco coerente, ma che invece fa molto “horror”, pensare di costituire una struttura più efficiente, nella fattispecie i settori del front-office, allontanandone il personale più professionalizzato e rimpiazzandolo sulla carta con dipendenti-fantasma.

Sebbene già autrice di plumbee comunicazioni, questa o.s. non può tuttavia credere che la direzione voglia cimentarsi – consapevolmente o no – in un tentativo di finzione retorico-letteraria vecchio come il mondo: convincere i fantasmi dei meriti dell' obbedienza e la necessità di lavorar sodo nei settori di assegnazione più provati dell’ufficio (?!).

Questa o.s. è convinta che si tratti di un paradosso che porta agli estremi la diffusa retorica dirigenziale dove il "manager" è un eroe di abnegazione e uno scrigno di intraprendenza, mentre "il dipendente" poco meno che un parassita capace di fare "pressoché niente".

"E' senz’altro possibile cambiare passo mettendo in atto misure alternative di ri-determinazione degli organici interni e di migliore utilizzo delle risorse disponibili!". Questa o.s. ne è convinta e si augura che i "fantasmi in ufficio" cessino di fare da degno pendant agli zombi che il piu' delle volte sono a capo dell' "amministrazione", e che la disillusione e la demotivazione di base dei lavoratori non possa più continuare ad essere l’unica risposta al niente dell' "Amministrazione" e alla sua sottocultura. E’ necessaria un’opposizione visibile e netta che non richieda ogni volta la traduzione dal sindacalese. Inoltre farà pressione perché tali settori e attività costituiti utilizzando dipendenti-fantasma non siano inclusi nella pianta organica dell’ufficio.

A chiunque della parte non narcotizzata, non zombie e non “mi faccio i fatti miei” dell’ufficio che fosse poi interessato ad approfondire i fondamenti morali del sacrosanto diritto di essere “vivi e reali” consiglia di:

ORGANIZZARSI CON I COBAS!
Roma, 06/04/2010

p/COBAS P.I. FINANZE CC.TT.
Comitato di Base Ctp Roma

Prova di Evacuazione

Al Direttore della CTP Roma

-SEDE-

Al Rappresentante dei Lavoratori

per la Sicurezza - SEDE-

A questa O.S. Cobas corre l’obbligo (veggasi clausola più sotto) di porre in via d’urgenza all’attenzione della Direzione – dandone nel contempo notizia al Rappresentante–Rls perché segnali la situazione di pericolo agli organismi paritetici – che, secondo le disposizioni del D.lgs. 81/08, il personale della Ctp di Roma, nonché gli addetti alle emergenze, dovrebbero mettere in pratica le procedure di evacuazione che dovrebbero essergli state fornite, sia mediante la formazione ed informazione, sia partecipando periodicamente cioè almeno una volta all’anno, ad una esercitazione pratica degli scenari di emergenza, con particolare riferimento alla prova di evacuazione antincendio.

Ciò in considerazione che nell’ufficio è tuttora gravante un sensibile carico d’incendio dovuto alla notevole mole di documenti non correnti e materiale cartaceo in genere ancora distribuito nell’ ambiente di lavoro non solo negli archivi propriamente detti ma in qualche caso accatastato anche dove non dovrebbe, p.es. stanze di lavoro, locali antibagno, rampe di scale, ecc.

Nell’apposito registro allegato al Documento della Sicurezza 2008 non c’è traccia di alcuna simulazione pratica di emergenza precedentemente svolta, pertanto, a tutela dell’integrità fisica dei lavoratori e di tutti gli utilizzatori dei locali della Ctp, vista la richiesta periodicità annuale di svolgimento della prova, questa o.s. rappresenta alla Direzione la necessità di predisporre urgentemente la predetta esercitazione affinché i lavoratori possano mettere in pratica le istruzioni cui attenersi in caso di emergenza, ovvero nel caso in cui si verifichi una situazione di grave ed imminente pericolo per le persone, le strutture e/o l’ambiente.

Roma, 29.03.10

p/ Cobas P.I. Finanze CC.TT.

Comitato di Base Ctp Roma

La presente è formulata, ai sensi dell’art.20 c. 2, lett.“e”- Obblighi dei Lavoratori - per: “(…)segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;”

Le Disparità di Salute correlate al Lavoro

Le disparità di salute correlate al lavoro in genere sono in gran parte disuguaglianze sociali, ma esistono anche disuguaglianze di salute più specifiche correlate all'occupazione. Queste ultime sono il tema di molte ricerche nell’ambito particolare delle differenze negli esiti di salute dovuti alle condizioni di lavoro.
Focalizzando l’attenzione verso la popolazione lavorativa trascurata e poco servita quale quella con organico sottodimensionato, nella fattispecie quella dei lavoratori del front-office della Ctp di Roma, costretti da tempo indefinito a lavorare in condizioni di stress nocivo, ne va segnalato l' impatto maggiore delle malattie e del conseguente assenteismo rispetto alla popolazione lavorativa degli altri settori della Commissione. Questa o.s. segnala pertanto sia l’esclusivo impiego di alcuni gruppi di lavoratori in occupazioni ad alto rischio sia la presenza di fattori di rischio aggiuntivi fra cui l’atteggiamento discriminatorio.
Va pertanto sottolineata la convergenza tra lo stato di salute generale più carente e le occupazioni a rischio più elevato, quale quella relativa al front-office che suggerisce un bisogno urgente di riequilibrio degli organici tra i settori della commissione.
Sarebbe auspicabile una maggiore concretezza per una più ampia sorveglianza nel campo delle disuguaglianze di salute in grado di indagare il contributo delle esposizioni lavorative nel contesto delle disuguaglianze dovute alle condizioni di lavoro, e di una modifica del disegno organizzativo dei settori di lavoro.
La riduzione delle diseguaglianze di salute nei lavoratori della commissione, al fine di evitare che alcuni lavoratori si ammalino più di altri per cause ampiamente prevenibili è indubbiamente uno degli obiettivi del presente documento che questa o.s. Cobas chiede con forza e ostinazione e su cui si auspica un urgente intervento dell’amministrazione in collaborazione con gli organismi paritetici, richiamandosi alle disposizioni della normativa sulla prevenzione della salute e della sicurezza dei lavoratori.

Roma, 25.3.2010
p/Cobas P.I. Finanze CC.TT.
Comitato di Base CTP Roma