martedì 14 aprile 2009

Scherzi a Parte

EVIDENTEMENTE LA DIREZIONE PENSA DI ESSERE SU “SCHERZI A PARTE” MA non esageri visto che oo.ss. e rsu hanno cercato sempre di soprassedere sugli strappi continui inferti dalla stessa alle corrette relazioni sindacali. Con tali provvedimenti incompleti e parziali è bene che eviti di aprirsi la strada verso progetti di riorganizzazione chiaramente di parte e non condivisi che, a quanto è dato leggere sull’ordine di servizio appena licenziato, si presume che si appresterebbe a promuovere, con buona pace dell’informativa resa a RSU e OO.SS.

Lo dichiara questa o.s. accertando difformità e carenze inequivocabili nell’o.d.s. citato che si presenta come un elenco di promesse non mantenute, quali:

· mancata assegnazione della nuova sezione a “tutti” i segretari che l’avevano avuta sospesa;

· adozione di criteri oscuri per tale assegnazione;

· mancata riduzione dei coordinamenti di sezione da 10 a 4;

· mancata attribuzione della gestione centralizzata di tutto il personale di supporto al responsabile della line di back office;

· mancata attribuzione di una unità, delle due prima indicate, al servizio uap per l’avvio del progetto sperimentale di rilascio copie digitalizzate;

· mancata definizione dell’organizzazione di tale servizio, di per sé nebulosa e piena di interrogativi [a questo proposito sarebbe stato opportuno nella definizione delle modalità di procedura almeno consultare gli addetti e il caposervizio uap].

Questa o.s. non può che disapprovare il presumibile ricorso della Direzione ad un sequel di provvedimenti che ci fa sospettare il tentativo di evocare la vecchia moina borbonica che finge di cambiare tutto per non modificare niente. Tali provvedimenti successivi e casuali di fatto non consentono la lucidità e la comprensibilità propria di una proposta unitaria di riorganizzazione complessiva non riuscendo a cogliere l’efficacia intrinseca e a permettere il controllo sinergico delle misure e soluzioni da intraprendere.

INTERNET PER TUTTI

CONTRO OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE

OLTRE A REITERARE PER L’ENNESIMA VOLTA ALL’ATTENZIONE DI QUESTA DIREZIONE LA GIA’ MOTIVATA RICHIESTA DELL’ABILITAZIONE DEI TELEFONI URBANI PER TUTTI I LAVORATORI, QUESTA O.S. :

CONSIDERATO CHE TUTTI I NUOVI TRASFERITI DAL SECIT, NESSUN ESCLUSO, HANNO MANTENUTO LA CONNESSIONE INTERNET, EREDITATA DAL VECCHIO UFFICIO;

RITENENDO CHE TALE PARZIALE CONCESSIONE SIA DISCRIMINANTE PER IL RESTO DEI LAVORATORI DI QUESTA COMMISSIONE CHE NE SONO ANCORA PRIVI,

CHIEDE

DI ADOPERARSI PER SANARE QUESTA DISPARITA’ CON L’ALLARGAMENTO DI TALE CONCESSIONE A TUTTO IL PERSONALE.

FISCHI PER FIASCHI


Su segnalazione del personale Uap questa o.s. con la presente intende sensibilizzare la direzione sull’incidente contabile (sic!) manifestatosi a seguito della scoperta di una differenza sostanziale tra i dati statistici forniti in sede di riunione alle oo.ss. e Rsu e quelli, a quanto pare con anticipo, comunicati dal capo servizio alle relazioni sindacali, che sostiene di avere trasmesso altri numeri. Uno stravolgimento che se gia non lo era, mette ulteriormente a repentaglio l’intero castello della proposta preventiva, già legittimamente bocciata da oo.ss. e rsu, in quanto i predetti dati ne erano la base numerica di partenza. E’ da rivedere pertanto l’intero apparato empirico di calcolo con cui la direzione ha inteso giustificare la necessità degli istituti sperimentali proposti e a quantificarne il risibile organico.

C’è da aggiungere poi che la tipologia di dati richiesta dalla direzione (numero degli utenti anziche numero di formalità ) non rende assolutamente l’idea dei carichi di lavoro realmente sostenuti dai servizi, anzi non ne esplicita l’effettiva gravità.

Dunque, tele piano di riorganizzazione, parzialissimo, presentato dalla direzione, con particolare riguardo alla proposta di istituzione sperimentale di nuovi servizi, va dunque doppiamente respinto, sia perché si tratta dell’ennesima toppa posticcia, basata su non convincenti criteri di emergenza, su un’organizzazione del lavoro che fa acqua da tutte le parti, mentre ha estrema necessità di essere riformulata in un progetto unico e complessivo; e perché proviene di sana pianta da dati erronei oltrechè estranei ad ogni valutazione logica delle reali necessità di un ambiente di lavoro.

UN SUGGERIMENTO DA IKEA

Non sarebbe male se il nostro ufficio si affidasse a IKEA per farsi suggerire nuove idee per arredare i propri spazi di lavoro con razionalità o, meglio, con raziocinio.
Non ci riferiamo in questo momento all’ergonomicità degli arredi, per quanto una verifica su tale fattore porterebbe a risultati sconvolgenti, della serie: l’uomo che si adatta alla mobilia più strana e variegata anziché esattamente il contrario.
Il problema è a quanto pare la distribuzione degli arredi al personale che ha il sapore un paradosso della logica:
Il paradosso dell'infinito
Immaginiamo un ufficio con infiniti posti di lavoro. I posti sono tutti occupati, ma ad un certo punto entrano 10 nuovi lavoratori. Possono trovare posto? Sì, basta dire ad ogni lavoratore seduto di osservare il numero n della sua poltroncina e spostarsi in quella n+10. Poiché per ogni n esiste n+10 tutti troveranno posto ed in più si libereranno i primi 10 posti. Ma c'e di più: anche se fossero entrati 100 nuovi lavoratori avrebbero tutti trovato posto a sedere. Ma c'è di più: anche se arrivano non 10, non 100, non 1000, ma infiniti nuovi lavoratori, c'è ugualmente posto per tutti! Come? Basta dire ad ogni lavoratore seduto di osservare il numero n della sua poltroncina e spostarsi nel sedile 2xn. In questo modo vengono occupati solo i posti pari e si liberano tutti i posti dispari, che sono infiniti.

Dite che ci sarà una gran confusione? Si. A parte gli scherzi. La verità è che in quest’ufficio il paradosso possiamo riassumerlo nel fatto che c’è chi non ha nemmeno una scrivania, chi non ha neanche un’anta di un armadio; c’è chi deve sperare che non venga un collega per non restare in piedi nella stanza, mentre ci sono sezioni stracolme come magazzini con un surplus di due o più scrivanie inutilizzate. E’ l’eccezione o la condizione? Del resto cosa cambia: le parole finiscono tutte e due in –one. Il problema vero è dove vanno a finire diritto e dignità del lavoratore.


IL CARICO DA 11

NONOSTANTE LE MOLTEPLICI RICHIESTE SULLA NECESSITÀ DI UN RIEQUILIBRIO dei carichi di lavoro tra i vari servizi e line dell’ufficio, la soluzione scivola incredibilmente sempre più in la nel tempo. Nel frattempo il front-office, in perenne carenza di personale, è abbandonato a se stesso (o semmai supportato in modo casuale e discontinuo) ed esposto, senza alcun tipo di vigilanza neanche gerarchica, alle rimostranze di un pubblico particolarmente numeroso e inferocito per le inevitabili attese.

Questa O.S.,

- per la salute dei lavoratori del front-office, minata dallo stress continuo dovuto alla pressione di un carico di lavoro oltre misura;

- per la loro tutela fisica in quanto anche se non direttamente responsabili, tutttavia sono direttamente esposti alle intemperanze di un pubblico in estenuante attesa;

- per illegittimità contrattuali che li vedono discriminati nella loro attribuzione di carichi di lavoro maggiori rispetto ai lavoratori degli altri servizi o line;

- per l’incoerenza dell’organizzazione del lavoro in quanto il front office, prima immagine dell’ufficio e ricettacolo delle anomalie quale terminale finale del generale attuale malfunzionamento degli altri servizi, meriterebbe maggiore considerazione,

chiede

a questa Direzione di aprire rapidamente il confronto sui carichi di lavoro e sulla riorganizzazione generale dell’ufficio, che finora è mancato, a dimostrazione del metodo autoritario con il quale si è inteso procedere. Questa o.s. chiama i lavoratori del front office e dell’ufficio ad esprimere tutto il loro dissenso con una mobilitazione generale ed in caso di diniego con ulteriori misure contro una gestione che toglie ai lavoratori e ai cittadini diritti fondamentali che non sono a disposizione di nessuna amministrazione”.

AFFRONT’OFFICE

SIGNOR DIRETTORE, QUESTA O.S. COBAS P.I. :

VISTA la situazione allarmante in cui versano i servizi Front Office di questa commissione con personale ridotto all’osso, anzi sottratto verso altri servizi meno in sofferenza, abbandonato alle prese di una mole quotidiana di pubblico inverosimile e costantemente in emergenza da richiedere continuamente sostegno dalla line di Back Office;

CONSIDERATO che la condomina Commissione Regionale Lazio pur avendo in organico la metà del personale della ns. commissione, e un carico di lavoro estremamente inferiore, può contare invece sul doppio degli addetti ai servizi di front office;

e che a tutt’oggi rimane un principio consolidato cercare di assicurare similare trattamento sia ai contribuenti in entrambe gli uffici della medesima amministrazione che un paritario carico di lavoro ai lavoratori di entrambe gli uffici a parità di stipendio:

RITIENE

- che per questi motivi sia più che necessaria e urgente una riorganizzazione dell’ufficio congiuntamente ad una verifica dei carichi di lavoro, a seguito di mutate condizioni dovute sia a nuove lavorazioni aggiunte che ad un avvicendamento/ mobilità di diverse unità di personale tra i vari servizi che ha modificato i carichi già noti;

- e che per tutto quanto sopra espresso e nelle more di quanto richiesto, appare subito evidente che sia direttamente augurabile che venga definito un cospicuo aumento del numero di addetti ai servizi di front office.

CHE FAI ALL’ALBA? GLI STRAORDINARI…..


L'O.S. COBAS – CHE RACCOGLIE IN UN PROGETTO ORGANICO FONDATO SU principi di uguaglianza, di solidarietà e di giustizia sociale le aspirazioni, i bisogni, le domande che nascono dalle istanze di base, organizzate nei posti di lavoro e nella società; un’o.s. che si propone contro la disoccupazione e per l’emancipazione e la redistribuzione fra tutti, del lavoro esistente e necessario, non può che essere contraria alla gestione degli straordinari così come è tenuta dalla nostra amministrazione..

A maggior ragione disapprova l’elevazione delle operazioni di apertura e chiusura dell’ufficio al rango di lavoro straordinario, ora che essa è svolta anche (l’apertura) da personale di III area.


Fare gli straordinari prima dell’orario d’ufficio rende. E in periodo di grandi incertezze economiche è comprensibile che un lavoratore o una lavoratrice decida di assecondare tale richiesta. Una manciata di soldi in più non sono male, visti i ridicoli aumenti conquistati dai sindacati nel rinnovo del contratto. Di fatto tutti gli emolumenti accessori sono diventati nel corso degli anni, grazie dunque a contratti sempre più iniqui, una parte importante degli stipendi sempre più miseri e siamo perfettamente consapevoli che la nostra contrarietà agli straordinari potrebbe risultare oltremodo impopolare tra i lavoratori.Questo costume suscita però molte perplessità e potrebbe celare molti pericoli:


  • VISTO che la disciplina normativa del lavoro straordinario è caratterizzata da taluni limiti, di natura sostanziale e quantitativa. Nella fattispecie il lavoro straordinario è vietato ove non abbia carattere meramente saltuario ed in assenza di ulteriori condizioni;

  • CONSIDERATO che un meccanismo procedurale affida al confronto con le organizzazioni sindacali, nel rispetto comunque del monte ore complessivo, la individuazione dei casi eccezionali - debitamente motivati;

  • STANTE il caso del lavoro straordinario corrisposto al lavoratore in forma continuativa, questo genere di retribuzione dev'essere inclusa nel calcolo del trattamento di fine rapporto;

Fatte salve tali argomentazioni, questa o.s. Cobas rileva quanto segue:

PRIMO: Il ricorso all’istituto dello straordinario in questo caso è necessario? Lo straordinario prestato in modo fisso e continuativo per l’apertura e chiusura si contraddice diventando lavoro ordinario e non rappresenta più, come invece dovrebbe, un sistema per sanare l’emergenza, ma una mera ed illegale estenzione abusiva dell’orario! Nondimeno, per quanto riguarda l’apertura, non può trattarsi di straordinario il lavoro prestato durante la flessibilità, se per di più quest’ultima viene anche recuperata anticipando l’uscita.

SECONDO: la trovata di considerare straordinario anche periodi di tempo inferiori ad 1 ora, può far piacere, ma purtroppo non ha riscontri contrattuali e ci stupisce molto facendoci tornare alla mente il disappunto per le ore incomplete di straordinario, sottratte interamente al compenso per pochi minuti di differenza. “Due pesi e due misure”?

TERZO: le operazioni di apertura e di chiusura esistono ovviamente da sempre, ma se fino ad oggi hanno avuto modo di essere a mezzo di turnazioni d’ufficio senza la corresponsione di alcuna maggiorazione, ora invece si è pensato di utilizzare il lavoro straordinario; tradotta in “aziendalese” tale innovazione vuole significare una riduzione dei costi? O non vale ancora il detto: “due pesi e due misure”?

Scriviamo queste righe raccogliendo i malumori e le incertezze dei lavoratori sulle reali esigenze e ragioni di pubblico interesse che rendono opportuno il ricorso a prestazioni straordinarie per l’apertura e chiusura dell’ufficio. Riteniamo con essi che tale soluzione non apparendo idonea, sia sul piano formale, che sostanziale, a legittimare la necessità in esame, non sia misura valida per affrontare una esigenza organizzativa. Meglio sarebbe cercare una soluzione in questo ambito.

Questa o.s. si è dichiarata contraria in linea di principio al lavoro straordinario per i motivi già espressi, ma in subordine chiede la suddivisione del monte ore fra line e servizi, nessuno escluso, in proporzione del personale in carico poiché ha certezza consolidata che tulle le line e i servizi, con le loro giacenze, sono essenziali all’organizzazione e funzionamento dell’ufficio.

La Sospensione del Tempo e della Pazienza

QUESTA O.S. COBAS, VISTA L’EMERGENZA CONTINUA E LA CONDIZIONE DI sofferenza in cui versano tutti i lavoratori della CTP di Roma, esposti sistematicamente e con sempre maggiore evidenza ad ogni genere di rischio previsto dalle norme di sicurezza: chimico, elettrico, biologico, fisico, ergonomico, da microclima, da incendio, da movimentazione manuale dei carichi, ecc in una struttura totalmente inidonea in via di completo disfacimento, si

CHIEDE

se questa che può essere definita solo una “parvenza” sub-umana di lavorare in condizioni tragiche e mostruosamente empie, ancora corrisponda alle reali aspettative di ognuno o se non sia per noi giunto il tempo di lanciarsi uno sguardo aperto confrontandosi pubblicamente per decidere se è il momento di abbandonare o no questa nave prima di inesorabilmente colare a picco con essa.

In uno spettacolo di decadenza che prende allo stomaco, il gioco delle parti fra Inarcassa ed Amministrazione, entrambe imbalsamate in una logica seviziatrice e oltraggiosamente arroccata sui propri ritorni economici, funziona per noi come un tritacarne: “fra continui infortuni e malanni vari non si può che vaticinare la nostra prossima e catartica distruzione psico-fisica”.

Per questi motivi, prima di smarrire la salute e ogni nesso logico tra le proprie speranze e la realtà della vita in un cumulo inestricabile di pericoli veri e false illusioni, questa o.s. si fa portavoce presso le altre OO.SS. per promuovere tra i lavoratori una giornata di chiarificazione collettiva.

Ciò per prendere le distanze dalle risposte banalizzatrici di un mondo del pressappoco e richiamare chi di dovere alle proprie responsabilità. E’ solo svincolandosi da ogni sorta di facile per quanto rischioso compromesso che si può restituire alla propria salute e sicurezza la priorità che merita.

SE L’IGIENE NON E’ UN OPTIONAL..!

Con la presente questa O.S. Cobas vuole manifestare la propria preoccupazione e quella dei lavoratori, di cui ha registrato il malcontento, in ordine alla grave situazione dei servizi igienici dell’ufficio che si sta trascinando oltre ogni aspettativa.

L’igiene è evidentemente un optional se più volte sono stati sollecitati senza alcun esito interventi per ovviare ai disagi causati dall' inadeguatezza igienica che contraddistingue i bagni dell’ufficio, la quale non può essere comunque addebitata solo alla mancanza totale del senso civico, o più esattamente del senso del bene comune di chi li utilizza. Che tale mancanza sia da sempre la caratteristica maggiormente distintiva dell’italianità sembra che ne siano coscienti solo alcune isole felici dell’ufficio: le uniche a distinguere i bagni donne da quelli degli uomini e da quelli del pubblico e poterli tenere rigorosamente chiusi a chiave (vedi IV Piano De Pretis).

Anche il medico competente Dr. Guzzini nei suoi sopralluoghi ha più volte denunciato oltre alla scarsa igiene dei bagni anche il loro generale degrado, senza ottenere risultati.

Nulla seriamente si è mai mosso: la condizione generale dei locali igienici è ahimè peggiorata, mantenendo il solito trend di caratteri negativi che non fanno onore ad un ufficio pubblico. Molti lavoratori per non essere investiti da qualche effetto collaterale si sono automuniti del “kit fai da te” per l’igiene dei bagni e provvedono da soli prima di utilizzarli. Portarsi la carta da casa per molti è diventata la regola. Lo scenario non è dunque tra i più entusiasmanti: è un vero scempio ed ha peggiorato, in breve tempo, il clima dell’Ufficio.

I locali destinati ai servizi igienici non rispondono alle più elementari norme sulla salute e l’igiene, con notevole disagio per chi deve trascorrere la giornata o parte di essa in ufficio: lavoratori, contribuenti, giudici.

Oltre ad una percentuale di bagni impraticabili e di conseguenza di altri promiscui per compensazione, sono state riscontrate le difformità seguenti:

  • assenza di climatizzazione,
  • mancanza di acqua calda,
  • ristagno di odori nauseabondi,
  • serramenti rotti,
  • finestre bloccate o rotte,
  • serrature e chiavistelli che non funzionano,
  • tubazioni rotte con perdite d’acqua,
  • portasciugamani fuori uso,
  • assenza del minimo necessario (carta igienica, sapone, ecc.),
  • sanitari divelti.

Il tutto denunciato più volte.

Insomma, una situazione disastrosa che non può più essere tollerata, soprattutto dalle OO.SS., come quella che scrive, che hanno il dovere di denunciare le disattenzioni dell’Amministrazione ed i rischi a cui vengono sottoposti i lavoratori.

Per queste ragioni, anche alla luce delle precedenti segnalazioni disattese, nella convinzione che questa direzione possa ora condividere le nostre preoccupazioni ed il nostro malcontento proprio perchè l’efficienza e gli stessi interessi dell’Amministrazione non siano compromessi da una politica gestionale che non valorizza la salute e la sicurezza del personale, questa O.S. chiede che tutti i locali igienici vengano al più presto adeguati alle norme vigenti di salute e sicurezza.