venerdì 23 aprile 2010

Dov'è la Sicurezza sui Luoghi di Lavoro?

EMBLEMATICO È L' ESEMPIO DELLA COMMISSIONE TRIBUTARIA PROVINCIALE
di Roma che ha lasciato marcire il Servizio di Prevenzione e Protezione ignorando la predisposizione di tutte le misure di sicurezza obbligatorie per legge ed evitando di definire le attività necessarie alla corretta implementazione ed applicazione del sistema di gestione della sicurezza per un ambiente degradato, insalubre, ad elevato rischio d’incendio e con un’impiantistica inconsistente e non conforme. A titolo di esempio si riportano le numerose misure indispensabili disattese e messe sotto il tappeto:

• il DVR-documento di valutazione del rischio non è stato aggiornato a seguito delle mutate condizioni organizzative della CTP e quindi svuotato da ogni validità quale strumento di programmazione delle misure di sicurezza;
• il DUVRI- documento di valutazione del rischio da interferenza con i soggetti autonomi e le imprese esterne presenti nell’ufficio non è stato redatto all’atto della stesura dei relativi contratti;
• non è stata eseguita la prova di evacuazione, di fatto necessaria a seguito delle modifiche strutturali e organizzative intervenute nell’ufficio, né il piano di emergenza e di evacuazione è stato aggiornato a seguito di variazione dell’organico del personale e di conseguenza degli addetti precedentemente individuati per la gestione delle emergenze;
• non è stato attivato alcun controllo degli indicatori di prestazione per la sicurezza;
• non è stato eseguito sui lavoratori alcun test di verifica di apprendimento di nozioni generali in termini di sicurezza del lavoro;
• la riunione per la sicurezza di cui all’art.35 indetta a scadenza “pluriannuale” non ha pertanto rispettato la minima periodicità annuale prevista dalle norme;
• alcune categorie non sono state sottoposte a sorveglianza sanitaria ( p.es. gli addetti alla movimentazione manuale dei carichi ) nonostante sia stato verificato con strumenti empirici e convalidati che il ritmo eccessivo di lavoro imposto da un processo che non può essere da loro modulato li abbia esposti e tuttora li esponga a rischio effettivo. Ingiusto oltre che paradossale;
• è stato ritenuto necessario dalla Direzione affidare a un soggetto esterno alla commissione l’incarico di RSPP-Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, come invece avrebbe dovuto in considerazione di quanto previsto ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 7, comma 6, del decreto lgs. 165/2001, nel testo modificato con l’art. 46 del D. Legge 112/2008 e 31, comma 4, del D. Lgs. 81/2008, a norma del quale la nomina di un responsabile esterno è obbligatoria, ma solo dopo aver accertato l’assenza di dipendenti interni alla Commissione in possesso dei requisiti professionali previsti dal successivo art. 32 del menzionato D.Lgs.81/2008. La Direzione, che ha costretto alle dimissioni per giusta causa l’ex RSPP, cumulandolo di pluri-incarichi, inibendo di fatto la sua possibilità di vigilanza e di monitoraggio dell’ufficio, non ha poi neanche adottato le occorrenti misure organizzative per consentire la frequenza a specifici corsi di formazione di dipendenti della commissione in possesso dei requisiti d’istruzione previsti per l’incarico vacante.

Senza una adeguata informazione e una piena libertà di accesso ai luoghi di lavoro non è possibile intervenire con strumenti preventivi, nel caso fossero stati previsti. Si violano pertanto le normative di legge come il D.Lgs 81/08 che chiamano alla responsabilità Amministrazione e Proprietari in generale.

Male illuminate dai media, le nuove normative hanno avuto ripercussioni negative sulla sicurezza, distruggendo nei fatti ogni principio di prevenzione e consentendo un vero e proprio disinvestimento da parte di Aziende ed Enti in materia di sicurezza che ha assunto le fattezze di un valore ormai evaporato. Le sanzioni per il mancato rispetto delle normative sono state ridotte e depenalizzate e l'impianto preventivo ha subito forti ridimensionamenti: senza la minaccia di sanzioni per il Datore di Lavoro, ai lavoratori sono rimaste ben poche tutele e garanzie. Un paradosso ai limiti della provocazione.

Anche se la Giurisprudenza ha rivisto favorevolmente alcune precedenti leggi e criteri, ad esempio quelli per risarcire i cosiddetti danni in itinere con l’uso del mezzo proprio, ossia tra casa e lavoro, tardano le applicazioni. Per queste ragioni la sicurezza sui luoghi di lavoro non può restringersi alla semplice applicazione di procedure e norme di legge, per esempio la attuazione delle Direttive Europee.

Le ispezioni Asl sono insufficienti e in fase di avanzata desuetudine (di fatto gli ispettori non sono intervenuti a seguito di segnalazione della mancata individuazione del nuovo RSPP della cui figura la Ctp è rimasta priva per svariati mesi!), le prescrizioni consentono ai Datori di Lavoro e alle Amministrazioni di ritardare e talvolta di aggirare le normative, la salute dei\lle lavoratori\trici va di pari passo con quella ambientale e dei cittadini, nell'elenco delle malattie professionali non vengono inserite le nuove patologie, molte delle quali sono sconosciute anche a chi ne soffre (congiuntivite, abbassamento della vista e dell'udito per videoterminalisti, le innumerevoli cervicali, ecc. ).

Ma la sicurezza sui luoghi di lavoro non può essere separata da una conflittualità generale per difendere diritti e potere di acquisto, non si tutelano individualmente lavoratori e lavoratrici quando si accettano passivamente accordi e decisioni governative e aziendali. Non si prevengono gli infortuni e le malattie quando la tutela della salute e della sicurezza non sono collegate ad una revisione dei tempi e delle organizzazioni lavorative (turnazioni, carichi di lavoro, orari e mansioni) .

p/Cobas Pubblico Impiego – Finanze CCTT

Lettera aperta ai Funzionari della CTP di Roma

CI RIVOLGIAMO A VOI CON RISPETTO IN QUANTO SIETE

lavoratori, ma vi chiediamo altrettanta attenzione e rispetto per quanto segue.

La crisi che avanza sta aumentando a dismisura le situazioni di difficoltà nel servizio pubblico: i ritardi e le insolvenze dell’amministrazione non sono più eccezioni in un quadro in cui la p.a. non è più in grado di attuare interventi atti a garantire i diritti fondamentali dei lavoratori.

Nel caso della Ctp di Roma l’aumento della pressione agli sportelli o meglio al front-office, che voi avrete sicuramente rilevato e che agli addetti comporta ulteriori aumenti di carichi di lavoro, deve trovare delle risposte adeguate: non è possibile affrontare questa situazione di emergenza, che in prospettiva continuerà ad aggravarsi, con i pochi strumenti coercitivi di cui la politica di deleghe della direzione vi dota. D’altro canto non va neanche bene che voi alla luce di questa carenza strumentale ne concepiate personalmente degli altri.

Per questo c’è una spinta politica proveniente da chi nel settore vive quei problemi e da chi lotta contro le discriminazioni e le disuguaglianze, che sta sviluppando diverse forme di lotta per far sì che la risposta ai loro crescenti bisogni sia per lo meno adeguata.

Abbiamo deciso di adottare forme di pressione presso questa commissione, non per una contestazione vuota o per costringere il Direttore alle dimissioni (?!) ma per far sì che chi è preposto alle decisioni trovi e consenta misure di intervento per affrontare in modo strutturale ed adeguato l’emergenza e non scaricarla tutta sui lavoratori.

Nei nostri rapporti con i lavoratori che abbiamo incontrato nel percorso di lotta intrapreso ormai da mesi abbiamo però in alcuni casi rilevato comportamenti non corretti da parte di alcuni funzionari, come dire, più realisti del re.

Le iniziative irrituali, personali (inadeguate in molti casi), la limitata tutela della privacy, la boria e la genericità, la discriminazione, l’interpretazione personalizzata delle norme, non sono atteggiamenti che possono trovare una scusante nel pur rilevante peggioramento delle condizioni di lavoro.

Così facendo il funzionario si trova ad essere l’esecutore materiale finale di un sistema di repressione e che colpisce proprio i più deboli, contribuendo a legittimare la disparità, a deludere e umiliare i lavoratori.

Premesso che siamo pronti a segnalare agli ordini preposti le situazioni di grave violazione dei codici di comportamento, invitiamo costoro a non essere complici di chi, nei posti di potere, è il vero responsabile delle emergenze diffuse ormai in modo massiccio anche nel nostro ufficio.

Cercate di capire fino in fondo le esigenze di chi protesta e vedrete che troverete in questi degli alleati e non degli scocciatori o dei “buffoni”.

p/Cobas P.I. Finanze CCTT

Disprezzo!

Stimato Signore,
se sta leggendo questo mio scritto (voglia scusarmi per le sozzerie che vi sono contenute, ma del resto, penso che Lei si trovi a suo agio con queste cose) vuol dire che – a prezzo di immani sopportazioni – sono riuscito a farlo passare sotto le immondizie con il quale Lei tenta di sommergermi. Giunto a qualche giorno dal mio saluto a questo ufficio mi permetta di rimarcare che anche nella Ctp l’insulto aninimo è diventato il mezzo privilegiato di espressione e comunicazione dei codardi. E Lei alla pari di un provocatore di professione, come un corvo o uno scarabeo stercorario, o da membro onorario del Gruppo Trasversale dell’Insulto (se siete più di uno), agisce nell’ombra scrivendo sugli ascensori commenti anonimi ingiuriosi e irriguardosi all’indirizzo del mio operato sindacale e della mia persona. Potrei limitarmi a citare il detto popolare: “Lo dici quindi lo sei”. Nient’affatto. Confermando il massimo interesse per il Suo pur stupido intervento, rivendico il diritto di esprimere il massimo sdegno, rispettando, a differenza di Lei, i confini della volgarità. Insomma, non potendone fare a meno, userò le parolacce e gli insulti più appropriati all’occasione e al Suo Basso Profilo, cercando di non disturbare i linguisti.
Dunque, per non essere da meno e ovviamente scegliendo l’aggressione verbale per quella fisica, per amore di sintesi dedico a Lei, mio misterioso detrattore, il mio completo dizionario di insulti con l’auspicio che sia suonata per Lei l’ora dell’accettazione più o meno rassegnata. Noterà che è meno di quanto Lei potesse aspettarsi…ma capirà – ne sono certo - che questo è il mio estremo contributo alla Sua meschinità che non merita di essere ripagata che con questo completo elenco di improperi, che se non Le dispiace deve considerare tutti donati spassionatamente. Tuttavia sono convinto che anche essere insultato La fa sorridere felice e gioviale, considerando la Sua forte propensione alla truculenza.
Comunque grazie per aver scelto il mio sindacato per onorarLo con le Sue scritte non certo eroiche. Come Lei immagina – avendo sotto gli occhi il suo elaborato letterario (?!) – il mio è un sindacato immeritatamente famoso e Lei è l’illustre vittima dell’ennesima prova della mia cecità sindacale! Sia orgoglioso di essere dotato di tanta stupidità: Lei probabilmente è in esimia compagnia, e un giorno potrà dire e gridare forte che il mio profondo disprezzo è stata la molla che ha fatto definitivamente scattare la Sua “mediocrità”. Tutto parla bene di Lei: la sua indiscrezione, il suo Low profile, la sua natura inquinante per l’ambiente e soprattutto per le coscienze, rappresentano la ciliegina sopra quella succosa torta che è la sua personcina a modo.
Se poi ha tempo, prenda tutti i Suoi fogli scritti sugli ascensori e veda dove cacciarseli.
Per il Suo bene e con tutto il mio disprezzo.

Angelo Daruni Ciaffi

Clima di Rappresaglia

Inaccettabile la rimozione di Cristina S. dall’Uap-Ufficio di Assistenza al Pubblico, voluta dalla Direzione senza motivazioni professionali. Altri epurati in altri settori del front-office sono comunque fra coloro che hanno firmato PER LA PROPRIA INCOLUMITA’ l’istanza di trasferimento del 25.2.2010.



CLIMA DI

RAPPRESAGLIA?

L

’ATTIVITÀ AL FRONT-OFFICE ESIGE UNA PROFESSIONALITÀ COSÌ SPECIFICA CHE richiede determinate qualità ed esperienza: bisogna saper interagire col pubblico, guadagnarsi la loro stima e fiducia. Il front-office è la vetrina dell’ufficio e uno dei settori in cui l’anzianità ha un suo valore perché implica esperienza. Se un lavoratore del front-office viene rimosso bisogna quantomeno dargli un incarico che consenta di mettere a frutto l’esperienza accumulata e non demansionarlo per ritorsione spostandolo da un ruolo chiave ad un binario morto.

Alcuni dei lavoratori Uap sono stati spostati perché avevano chiesto di essere trasferiti ad altro servizio. Il punto (chiarito più volte) è che avevano chiesto di essere trasferiti perché stanchi di essere sottoposti ad un ritmo di lavoro massacrante, per via di un organico inadeguato. Quindi un circolo vizioso. La scusa del ricambio con chi aveva richiesto di subentrare nel servizio non regge affatto. Il scopo vero del repulisti: sostituire il personale non accondiscendente che ha espresso critiche alla gestione dell’ufficio con altro personale, per tentare di moderare quella che è stata vista come un’opposizione (?) interna e creare un clima più accondiscendente. Ossia, chi protesta va via.

Ma non basta allontanare il lavoratore, gli va comunque garantita una mansione alternativa equivalente che ne rispetti la specifica professionalità. Ciò non è avvenuto. In Italia esiste lo Statuto dei lavoratori. L’art.13 tutela la professionalità e l’art. 15 la libertà: non sono concesse discriminazioni.

Simili rimozioni seguono in genere una logica ben precisa e perversa. L’impiegato non può essere rimosso solo per aver esercitato il diritto di critica, peraltro in questo caso lecita di cui l’autodifesa dell’istanza di trasferimento non rappresenta che l’atto finale dopo mesi di protesta serrata e senza esito alcuno contro l’obbligo di essere sottoposti a uno stress nocivo dovuto al carico eccessivo di lavoro. Questa o.s. si permette allora di supporre che la Direzione abbia frainteso come affrontare bene i problemi: evitarli!

Questa o.s. ritiene che la Direzione manifesti una strana concezione della libertà dei suoi dipendenti di rendere noto il loro pensiero: devono forse chiedere l’autorizzazione prima di ogni dichiarazione? Se così fosse, si tratterebbe di un’evidente impronta censoria preventiva.

La prova di forza del lamentato allontanamento con demansionamento dei lavoratori mostra il tipico provvedimento con connotazione ritorsiva che non può non rilevare il tratto distintivo di una condizione di mobbing non dichiarato. Se poi si considera che a quanto pare questo non è il primo caso di presunto mobbing nella Ctp di Roma allora il tutto si presta ad assumere maggior rilievo.

Questa o.s. Cobas ritiene che non potendosi tollerare discriminazioni a carico dei lavoratori si aspetta e augura che il provvedimento di rimozione emesso rientri e la Direzione proceda alla ri-valorizzazione degli stessi restituendo lo spazio adeguato alla loro professionalità.

Roma, 07.04.2010

p/COBAS P.I. FINANZE CC.TT.

Comitato di Base Ctp di Roma

Fantasmi In Ufficio

STRESSATI DAL SUPERLAVORO, POCHI, SFRUTTATI, MAL PAGATI, VITTIME DI
soprusi:
questo è il lavoro d'ufficio di cui si parla sui giornali e in tv. Ma utilizzare dipendenti-fantasma è davvero il colmo. Per supplire alla carenza di personale ci si inventa di tutto. La soluzione architettata nella CTP di Roma è sotto gli occhi di tutti: non serve più escogitare a tempo pieno tattiche fantasiose per "far passare" la giornata e disimpegnarsi attivamente dal proprio lavoro. Oggi basta recuperare nominativi di dipendenti-fantasma, che di fatto esistono solo sulla carta, ed inserirli a coprire vuoti d’organico (che ne fa dei lavoratori virtuali, come virtuali sono le sezioni o le attività a cui sono “virtualmente” assegnati).

I dipendenti-fantasma sono solo un’illusione e/o una allucinazione. Dal lunedì al venerdì, hanno il pregio di non temere, come i colleghi reali e vivi, di essere criminalizzati in comportamenti non veri, tuttavia, quasi norme accettate: non soffrono se sono accusati di passare il tempo seduti alle scrivanie a fare pressoché niente – di navigare su Internet, di flirtare con i colleghi, di scrivere e-mail agli amici - di fingere malattie per non andare a lavorare. E’ inutile! Ma dipendenti-fantasma – senza disillusioni, non più annoiati e demotivati – non si nasce, si diventa. Basta scriverne il nome sull’ordine di servizio. È una condanna e non una scelta.

Questa o.s. ritiene che l’utilizzo nell’o.d.s. di dipendenti-fantasma è una trovata per continuare a tollerare una situazione sempre più grave che invece richiederebbe di invertire nettamente la rotta. Questa o.s. politicamente scorretta vuole smascherare questa sconcertante soluzione ideata per rinviare i problemi di organico della realtà lavorativa di questa commissione tributaria. E al riguardo non può non sottolineare che appare poco coerente, ma che invece fa molto “horror”, pensare di costituire una struttura più efficiente, nella fattispecie i settori del front-office, allontanandone il personale più professionalizzato e rimpiazzandolo sulla carta con dipendenti-fantasma.

Sebbene già autrice di plumbee comunicazioni, questa o.s. non può tuttavia credere che la direzione voglia cimentarsi – consapevolmente o no – in un tentativo di finzione retorico-letteraria vecchio come il mondo: convincere i fantasmi dei meriti dell' obbedienza e la necessità di lavorar sodo nei settori di assegnazione più provati dell’ufficio (?!).

Questa o.s. è convinta che si tratti di un paradosso che porta agli estremi la diffusa retorica dirigenziale dove il "manager" è un eroe di abnegazione e uno scrigno di intraprendenza, mentre "il dipendente" poco meno che un parassita capace di fare "pressoché niente".

"E' senz’altro possibile cambiare passo mettendo in atto misure alternative di ri-determinazione degli organici interni e di migliore utilizzo delle risorse disponibili!". Questa o.s. ne è convinta e si augura che i "fantasmi in ufficio" cessino di fare da degno pendant agli zombi che il piu' delle volte sono a capo dell' "amministrazione", e che la disillusione e la demotivazione di base dei lavoratori non possa più continuare ad essere l’unica risposta al niente dell' "Amministrazione" e alla sua sottocultura. E’ necessaria un’opposizione visibile e netta che non richieda ogni volta la traduzione dal sindacalese. Inoltre farà pressione perché tali settori e attività costituiti utilizzando dipendenti-fantasma non siano inclusi nella pianta organica dell’ufficio.

A chiunque della parte non narcotizzata, non zombie e non “mi faccio i fatti miei” dell’ufficio che fosse poi interessato ad approfondire i fondamenti morali del sacrosanto diritto di essere “vivi e reali” consiglia di:

ORGANIZZARSI CON I COBAS!
Roma, 06/04/2010

p/COBAS P.I. FINANZE CC.TT.
Comitato di Base Ctp Roma

Prova di Evacuazione

Al Direttore della CTP Roma

-SEDE-

Al Rappresentante dei Lavoratori

per la Sicurezza - SEDE-

A questa O.S. Cobas corre l’obbligo (veggasi clausola più sotto) di porre in via d’urgenza all’attenzione della Direzione – dandone nel contempo notizia al Rappresentante–Rls perché segnali la situazione di pericolo agli organismi paritetici – che, secondo le disposizioni del D.lgs. 81/08, il personale della Ctp di Roma, nonché gli addetti alle emergenze, dovrebbero mettere in pratica le procedure di evacuazione che dovrebbero essergli state fornite, sia mediante la formazione ed informazione, sia partecipando periodicamente cioè almeno una volta all’anno, ad una esercitazione pratica degli scenari di emergenza, con particolare riferimento alla prova di evacuazione antincendio.

Ciò in considerazione che nell’ufficio è tuttora gravante un sensibile carico d’incendio dovuto alla notevole mole di documenti non correnti e materiale cartaceo in genere ancora distribuito nell’ ambiente di lavoro non solo negli archivi propriamente detti ma in qualche caso accatastato anche dove non dovrebbe, p.es. stanze di lavoro, locali antibagno, rampe di scale, ecc.

Nell’apposito registro allegato al Documento della Sicurezza 2008 non c’è traccia di alcuna simulazione pratica di emergenza precedentemente svolta, pertanto, a tutela dell’integrità fisica dei lavoratori e di tutti gli utilizzatori dei locali della Ctp, vista la richiesta periodicità annuale di svolgimento della prova, questa o.s. rappresenta alla Direzione la necessità di predisporre urgentemente la predetta esercitazione affinché i lavoratori possano mettere in pratica le istruzioni cui attenersi in caso di emergenza, ovvero nel caso in cui si verifichi una situazione di grave ed imminente pericolo per le persone, le strutture e/o l’ambiente.

Roma, 29.03.10

p/ Cobas P.I. Finanze CC.TT.

Comitato di Base Ctp Roma

La presente è formulata, ai sensi dell’art.20 c. 2, lett.“e”- Obblighi dei Lavoratori - per: “(…)segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;”

Le Disparità di Salute correlate al Lavoro

Le disparità di salute correlate al lavoro in genere sono in gran parte disuguaglianze sociali, ma esistono anche disuguaglianze di salute più specifiche correlate all'occupazione. Queste ultime sono il tema di molte ricerche nell’ambito particolare delle differenze negli esiti di salute dovuti alle condizioni di lavoro.
Focalizzando l’attenzione verso la popolazione lavorativa trascurata e poco servita quale quella con organico sottodimensionato, nella fattispecie quella dei lavoratori del front-office della Ctp di Roma, costretti da tempo indefinito a lavorare in condizioni di stress nocivo, ne va segnalato l' impatto maggiore delle malattie e del conseguente assenteismo rispetto alla popolazione lavorativa degli altri settori della Commissione. Questa o.s. segnala pertanto sia l’esclusivo impiego di alcuni gruppi di lavoratori in occupazioni ad alto rischio sia la presenza di fattori di rischio aggiuntivi fra cui l’atteggiamento discriminatorio.
Va pertanto sottolineata la convergenza tra lo stato di salute generale più carente e le occupazioni a rischio più elevato, quale quella relativa al front-office che suggerisce un bisogno urgente di riequilibrio degli organici tra i settori della commissione.
Sarebbe auspicabile una maggiore concretezza per una più ampia sorveglianza nel campo delle disuguaglianze di salute in grado di indagare il contributo delle esposizioni lavorative nel contesto delle disuguaglianze dovute alle condizioni di lavoro, e di una modifica del disegno organizzativo dei settori di lavoro.
La riduzione delle diseguaglianze di salute nei lavoratori della commissione, al fine di evitare che alcuni lavoratori si ammalino più di altri per cause ampiamente prevenibili è indubbiamente uno degli obiettivi del presente documento che questa o.s. Cobas chiede con forza e ostinazione e su cui si auspica un urgente intervento dell’amministrazione in collaborazione con gli organismi paritetici, richiamandosi alle disposizioni della normativa sulla prevenzione della salute e della sicurezza dei lavoratori.

Roma, 25.3.2010
p/Cobas P.I. Finanze CC.TT.
Comitato di Base CTP Roma

Cronaca di una mattina di ordinaria routine

Esperimenti sociali: metti di venerdì mattina in una fila alla Ctp di Roma

Cosa fare se dovete ritirare la copia di una sentenza alla Commissione Provinciale? Portatevi un libro o una rivista! O in alternativa osservate con occhio vigile e udito (neanche troppo fino) quello che accade intorno a voi. Potreste anche risparmiare sul cinema o sul teatro!

Sono alla Ctp di Roma. Sono arrivato alle 8.30. E’ venerdi. Più o meno sospetto cosa mi aspetta. Poiché la coda è di 30 persone (c’è sempre più gente negli ultimi tempi!): le persone si lamentano, sbuffano, parlano da sole. Altri danno consigli al malcapitato di turno su come risolvere i problemi dell’inefficienza della Pubblica Amministrazione (più o meno come facciamo noi uomini che ci crediamo allenatori della nazionale durante gli Europei o i Mondiali).

Qualcuno è decisamente proattivo: si fa dare il numero di telefono o quello della stanza del Direttore per esporre le proprie lamentele. Io l’ho già fatto una volta. Ho la sensazione che non sia servito a niente….
C’è anche chi alle 9.01 sbraitando entra nella stanza dell’Uap chiedendo quando si cominci. Dietro di me due si lamentano a tema libero. Non mancano persone anziane ed extracomunitari. Quando si dice luoghi di aggregazione intergenerazionali e interrazziali!

Tra chi non è convinto che il numeratore non funzioni e chi sospetti che gli impiegati siano restii a premere il tasto di chiamata si avvicina finalmente il mio turno. Ora che mi avvicino alla porta dell’Uap noto un foglio di carta che riporta, in grandi caratteri, che per il ritiro delle copie è necessaria la delega e la copia del documento del richiedente. Meno male che non mi riguarda. Non l’avrei presa bene….come il signore che esce urlando per il disappunto perché pretendeva la copia ugualmente senza i documenti.
Alcuni dietro di me, nel frattempo parlano e parlano lamentandosi che nel terminale non c’è collegamento e non hanno potuto avere le informazioni che richiedevano.Come sempre del resto”. E’ il commento d’occasione.…..

Nel frattempo si respira aria di linciaggio verso gli impiegati: chi sbaglia? Boh. Questo non doveva essere il paese degli impiegati felici che potevano anche assentarsi dal lavoro per fare la spesa e le commissioni? Qui, nonostante le regole siano regole, vedo invece che non possono assentarti per fare pipì (e visto che nessuno li sostituisce ci pensano un paio di volte prima di andarla a fare per non passare tra le forche caudine del pubblico in attesa ). E poi: forse i dirigenti non hanno previsto questo potenziale aumento di utenti (pardon clienti) prendendo provvedimenti oppure hanno le mani legate (di questi tempi di risorse umane non ce ne sono).

Alla fine con tutte queste funzioni/incarichi non si sa mai di chi è la colpa. Fatto sta che ho sentivo dire che all’uap ci sono quattro postazioni. In realtà ne vedo due. Un pò mi ricredo. Non farò alcuna lamentela. Alla fine è il mio turno. Intorno a me altri utenti chiedono di sapere chi sostituisce il funzionario responsabile del servizio assente. La mia pratica viene smarcata in un paio di minuti. Alle 10.40 esco. Ho la copia della mia sentenza…evviva!

Firmato: Un contribuente/utente/cliente

Pubblicando questa lettera non intendiamo fare di ogni erba un fascio né tantomeno affermare che quanto è succede alla Ctp sia il modo di operare della amministrazione pubblica italiana.
Crediamo tuttavia di poter affermare che l’estensore della lettera non è l’unico a lamentare questo stato di cose. Per tutti valga quanto ci ha detto un giornalista al quale stavamo raccontando la situazione: denunciare ciò che accade alla Ctp è come “sparare” sulla Croce Rossa.


Ovviamente siamo pienamente consapevoli che quanto sopraesposto sia di modesta gravità se paragonato a quanto avviene tutti i giorni dove frammistate ci sono responsabilità maggiori che un quoziente intellettivo di valutazione e un’attenzione per il prossimo, ridotti al minimo.

Poiché ci si accusa di usare il regolamento per manifestare arroganza, e mancanza di umanità (presupponendo che dietro all’arroganza si nasconda l’incompetenza. Questo è gravissimo).

Ma chi ci conosce sa bene come la pensiamo e che i regolamenti possano essere un tantino interpretati… Siamo pure italiani, cioè laureati nell’improvvisazione a fin di bene…. Non perdiamo anche questo nostro talento che ci viene universalmente riconosciuto.


Ci assumiamo la piena responsabilità di quanto raccontato, in qualsiasi sede ed a qualunque titolo, ed è altrettanto certo che siamo disponibili ad azioni che si possano intraprendere per poter aiutare la pubblica amministrazione ,e più propriamente la Ctp di Roma, ad uscire fuori da impicci come questo.

Roma, 16 marzo 2010

I Lavoratori Front-Office della Ctp di Roma

Richiesta Urgente di Intervento e Revoca

Al Direttore della CTP RM
Dr. Stefano Ferrari
-SEDE-
e p.c. Al Direttore della GT
Dr. Fiorenzo Sirianni
Via Flavia, 93 – 00186 Roma

e p.c. Al Medico Competente
Dott. Gianluigi Guzzini
V. S. Martino della Battaglia, 16
00186 – Roma

e p.c. Al Rappresentante dei lavoratori
per la Sicurezza –SEDE-

e p.c. Alla R.S.U –SEDE-



Oggetto: Richiesta urgente di intervento e di revoca

Questa per segnalarLe la ferma contrarietà di questa o.s. alle disposizioni ritenute “punitive” che da Lei sono state adottate nell’ultimo o.d.s. nei confronti dei lavoratori front-office firmatari dell’istanza del 25 febbraio u.s. di trasferimento ad altri servizi (allegato 00). E’ necessario qui ricordarLe che le precedenti e numerose richieste di intervento (veggasi allegati 01-14), rivolte dagli addetti al f.o. e da questa o.s. sia alla Sua persona che all’Amministrazione e al Medico competente, formulate sulla condizione di sofferenza dei servizi front-line dell’ufficio che sta minando seriamente la salute e la sicurezza degli stessi lavoratori, non hanno mai avuto il benché minimo riscontro.
Nonostante siano state più volte richieste, nessuno degli interlocutori, Lei compreso, ha mai ritenuto di assumere opportune ed urgenti determinazioni rispetto alla situazione di pericolo dovuta ai carichi di lavoro eccessivi che a sommesso avviso di questa o.s., in quanto confortata dalle disposizioni sulla salute e sicurezza dei lavoratori, sono indilazionabili. Evidentemente ciò rischia di legittimare agli occhi dei dipendenti che la sicurezza e la protezione della salute non sono integrate nei principi guida dell’Amministrazione, della Sua direzione e dei compiti specifici del Medico Competente.
Questa o.s. Le significa inoltre che tale limitazione dovuta ad assenza di iniziative concrete sui problemi evidenziati, è stata rilevata dai lavoratori non solo in tale occasione, ma anche riguardo alle richieste sull’evidente mancato rispetto delle norme contrattuali, della funzione e dei diritti del sindacato che anche RSU e oo.ss. hanno più volte sottoposto alla Sua attenzione.
Una situazione di fatto che non è certo propedeutica alla ricomposizione di corretti rapporti e che ha ingenerato tra i lavoratori front-line, abbandonati a se stessi, ulteriori difficoltà e malumori. E’ appena il caso di evidenziare come la richiesta dei lavoratori f.o. di trasferimento ad altri servizi, che contiene un messaggio di aiuto intrinseco, sia stata invero dettata dall’“extrema ratio” di un’autodifesa della propria incolumità sottoposta al pericolo immanente di un’inaccettabile violazione e di un danno irreversibile per la propria salute.
L’accoglimento, all’interno delle disposizioni del nuovo o.d.s., della richiesta di trasferimento ad altro servizio dei firmatari dell’istanza, non può essere spacciata come gesto di magnanimità né come misura di protezione per i lavoratori f.o. esposti al pericolo ( tanto più che sono stati sostituiti da altrettante unità a correre il medesimo rischio che, nonostante la moina dello spostamento, permane incontrollato ai danni dei nuovi malcapitati senza che qualcuno sia intervenuto in qualche modo per la sua riduzione).
Piuttosto non possono non essere taciuti né il controsenso quanto il carattere di illogicità della disposizione dove la stessa va ad assumere una connotazione sottilmente punitiva mentre sarebbe necessaria maggior fermezza e maggiore celerità nel rilevare sistematicamente i fattori patogeni pianificando misure organizzative interne ai servizi f.o. (cicli di lavoro, orari di lavoro, regolamento delle pause, ecc) e generali (ridistribuzione del personale tra i servizi, soppressione/sospensione di quelli a carattere sperimentale e/o innovativo che impegnino risorse, e dei progetti non finalizzati alla sicurezza ecc ) per evitare inutili ritmi di lavoro serrati ai servizi in sott’organico, quali quelli al pubblico, e uno stress nocivo ai relativi addetti.
Questa o.s. Cobas rinnova, pertanto e nuovamente, la richiesta sia di urgenti e risolutivi interventi sui problemi sopra evidenziati e sia di revoca in merito alle determinazioni adottate nell’ultimo o.d.s. a carico dei lavoratori front-office firmatari dell’istanza di trasferimento ad altri servizi,
A disposizione per eventuali chiarimenti resta in attesa.

I migliori saluti

Allegati: -00)Istanza di trasferimento Lavoratori Uap del 25.02.10
-01)Comunicato Cobas Ctp RM del 27.02.09;
-02)Comunicato Cobas Ctp RM del 20.03.09;
-03)Comunicato Cobas Ctp RM del 29.03.09;
-04)Segnalazione Cobas Ctp RM del 07.09.09;
-05)Comunicato Cobas Ctp RM del 17.09.09;
-06)Messaggio e-mail Cobas Ctp RM del 22.01.10;
-07)Lettera Cobas Ctp RM del 28.01.10;
-08)Lettera Lavoratori F.O. Ctp Rm del 22.02.10;
-09)Comunicato Lavoratori F.O. Ctp RM del 01.03.10;
-10)Comunicato Cobas Ctp RM del 03.03.10;
-11)Richiesta Cobas P.I. del 08.03.10;
-12)Lettera Cobas P.I. del 08.03.10;
-13)Messaggio e-mail Lavoratori F.O. del 15.03.10;
-14)Comunicato Lavoratori F.O. del 16.03.10.

Roma, 19.3.10

p/ COBAS P.I. FINANZE CC.TT.
Comitato di base CTP Roma

Richiesta di Personale alla DGT

Al Direttore della Giustizia Tributaria
Dr.Fiorenzo Sirianni
Via Flavia, 93 – 00187 Roma

OGGETTO: Richiesta di Personale per la Ctp di Roma

Attorno alla Ctp di Roma è divenuta esplosiva una generale sensibilità verso le problematiche legate alla sicurezza sui luoghi di lavoro, intesa sia a livello strutturale, sia appunto a livello relazionale. In primis parliamo del problema della ristrutturazione dell’immobile di Galleria Regina Margherita meritevole di un’immediata liberazione dalle pastoie burocratiche. Sarebbe utile conoscere i tratti fondamentali connotanti la prospettata futura destinazione delle Commissioni Provinciale e Regionale di Roma.
Uno dei punti salienti alla base della conflittualità generatasi nella Commissione è il degrado dell’immobile e le ripercussioni di ciò a livello di salute e sicurezza. Ma questa O.S. denuncia anche una situazione di stress forzato sul posto di lavoro, in cui i lavoratori subiscono una situazione di conflitto costante che ha come conseguenza un effetto negativo nell’ambiente lavorativo, e oltre ad essere stressante, è caratterizzata anche da una durata eccessiva e pericolosa.
A tale proposito ci limitiamo ad osservare la annosa e più che mai nota alla S.V., conclamata sofferenza della Ctp di Roma dovuta al perenne stato di “sottodimensionamento organico”. Non si tratta di mistificare in cerca di facili e ingiusti pretesti! Certamente no. Nè fare le vittime di un'allucinazione collettiva, in cerca di cuccagne. Questa O.S. ritiene di testimoniare la presenza evidente di un disagio. I lavoratori della Ctp stanno effettivamente subendo sul lavoro un trattamento ingiusto, discriminante e lesivo. I lavoratori della Ctp infatti sono oggetto di uno stress che è forzato, cioè superiore a quello normalmente richiesto dalle loro mansioni lavorative e diretto nei loro confronti in maniera discriminante: sono i lavoratori Front-Office in sostanza, sono loro su cui ricade in massima parte il trattamento illecito e dannoso.
Tale stress deriva dall'eccesso del carico lavorativo a seguito di mancanza di risorse umane oltre che da carenze relative all’organizzazione del lavoro, al sistema informativo interno, a una gestione per forza spuntata se senza personale; questo può portare nel tempo a scarsa tolleranza nei confronti dello stress e delle tensioni e a sintomi generali di insoddisfazione con elevato assenteismo per malattia.
Tale situazione sarebbe identificabile come stress occupazionale, se non fosse per il particolare, cruciale, che tale trattamento discriminante si ripercuote per lo più sui lavoratori del front-office. Il loro caso è quello di trovarsi relegati in una situazione umiliante e là per forza di cose tristemente "dimenticati", e che da tale situazione riportano pesanti conseguenze, non solo a livello professionale, ma anche di salute, di autostima, di serenità familiare, di socialità, di qualità della vita in senso lato.
Siamo partiti dunque da questa realtà che si manifestava chiaramente davanti a noi capace per altro di causare gli stessi devastanti effetti sui lavoratori, sull'ufficio come ricaduta, sull’utenza inferocita dal disservizio. Assumendosi questa O.S il ruolo cruciale di salvaguardare i lavoratori da un danno esistenziale specifico, legato al decadimento della qualità di vita, a cui possono aggiungersi altri tipi di danno come quello biologico, qualora dalla situazione ne risulti compromessa la loro salute psicofisica nel caso in cui l’eccessivo carico di lavoro subito abbia avuto effetti deleteri in questo senso,

• Viste le numerose richieste di personale inviate dal Direttore della Ctp a questa Direzione DGT, rimaste insolute;
• Considerato che le agitazioni dei lavoratori, supportati anche da rsu e sindacati sui medesimi termini della questione, stanno raggiungendo una fase acuta e un atteggiamento apertamente conflittuale;
• Ritenuto che la misura di prevenzione, quale la mobilità interna del personale atta a riequilibrare l’organico e pertanto i carichi di lavoro dei vari settori, sollecitata dai lavoratori Front-Office e da questa O.S. Cobas P.I., se attivata da questa Direzione, non possa comunque considerarsi che una misura dovuta si ma efficace solo a breve termine,

questa O.S. crede sia necessario richiamare l’attenzione della S.V. perchè proceda all’assegnazione del personale richiesto, così da debellare possibili trasformazioni della situazione di sottodimensionamento organico non sanato in comportamenti mobbizzanti intervenendo prima dell'aggravamento dei comportamenti stessi e della comparsa degli effetti sulla salute dei lavoratori.

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Per opportuna conoscenza, si riporta a questo proposito la normativa vigente per la tutela del lavoratore di fronte a quanto possa aggredire e turbare la sua personalità morale:
La Costituzione: (art. 32) la salute è un diritto dell’individuo e della collettività, (art. 41) l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Il Codice Civile: (art. 2087), sulla tutela delle condizioni di lavoro. Richiama l’imprenditore “…ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.
Il Codice penale, prevede sanzioni specifiche in caso di omissione dolosa (art. 437) e colposa (art. 451) di cautele contro gli infortuni sul lavoro; inoltre denuncia per “lesioni personali”, punisce con la reclusione da tre mesi a tre anni “chiunque cagiona ad alcuno una lesione personale, dalla quale deriva una malattiva nel corpo o nella mente” (art. 583) e punisce con l’arresto fino a sei mesi di reclusione chiunque “reca molestie o disturbo” a qualcuno (art. 660).
Il D.Lgs. 81/80 riguardante il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro: definisce che il datore di lavoro, nell’affidare i compiti ai lavoratori, deve tenere conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza.

Roma, 8 marzo 2010

p/ Esecutivo Cobas Pubblico Impiego
Alessandro Giannelli

Al Direttore Dott. Stefano Ferrari

Commissione Tributaria Provinciale di Roma

Sede

Oggetto: Situazione lavorativa del Front Office presso la Commissione Tributaria Provinciale di Roma.

La scrivente organizzazione sindacale Cobas Pubblico Impiego, denuncia la situazione lavorativa presso la Commissione Tributaria Provinciale di Roma del personale addetto al pubblico (Front Office, Uap, Visura atti).

Personale da tempo sottoposto a turni al pubblico e carichi di lavoro massacranti, ubicato in locali degradati ove le condizioni minime di “vivibilità” lavorativa risultano precarie, senza poter usufruire delle pause per il lavoro ai video terminali (vedi D.Lgs.81/08), per di più in un’assoluta carenza d’organico che potrebbe essere affrontata e quantomeno tamponata con un’omogenea distribuzione dei lavoratori tra i vari servizi dell’ufficio. Insomma si potrebbe sopperire alle carenze d’organico del Front Office col personale addetto ad altre funzioni e in altri settori dell’ufficio.

Queste difficoltà lavorative si ripercuotono inevitabilmente sull’utenza costringendo i cittadini a interminabili file e si registrano diversi e spiacevoli episodi di intolleranza verso i lavoratori e quotidiani momenti di conflitto.

Di fronte a questa situazione ormai degenerata lamentiamo ancora una volta l’assenza della Direzione ad affrontare positivamente i problemi dei lavoratori e a dar seguito alle loro richieste ed esigenze.

Per questi motivi sollecitiamo la S.V. ad impegnarsi per un’immediata soluzione delle problematiche dei lavoratori della Commissione Tributaria Provinciale e a ripristinare momenti di confronto e di condivisione col personale del Front Office, con la RSU locale e con la struttura aziendale dei Cobas Pubblico Impiego, con cui invece continuano a verificarsi episodi di intolleranza. In mancanza di una ricomposizione dei rapporti ci troveremo costretti ad attivare opportune e adeguate forme di agitazione sindacale.

Distinti saluti

Roma, 08-03-10

C'è rischio di stress o no nella CTP di Roma?

MALGRADO LE MOLTEPLICI RICHIESTE SULLA NECESSITÀ DI UN RIEQUILIBRIO dei carichi di lavoro tra i vari servizi e line dell’ufficio, la soluzione scivola sconsolatamente sempre più in la nel tempo dell’oblio.
Nel frattempo l’ufficio e nella specie il front-office, in perenne carenza di personale, è lasciato a se stesso (o semmai supportato all’occorrenza in modo casuale e discontinuo) ed esposto, senza alcun tipo di vigilanza, alle rimostranze di un pubblico particolarmente numeroso e spazientito dalle inevitabili attese.

Questa O.S.,
- per la salute e la sicurezza dei lavoratori del front-office, minata dallo stress continuo dovuto alla pressione di un carico di lavoro eccessivo;
- a tutela della loro incolumità fisica in quanto anche se non responsabili, sono tuttavia direttamente esposti senza protezione alle intemperanze di un pubblico in estenuante attesa;
- per disparità contrattuali che li vedono penalizzati nella distribuzione di carichi di lavoro maggiori rispetto ai lavoratori degli altri servizi o line;
- per l’incoerenza dell’organizzazione del lavoro dove il front-office, icona dell’ufficio che meriterebbe maggiore considerazione, è divenuto invece ricettacolo di tutte le anomalie mutuate dal malfunzionamento degli altri servizi,

CHIEDE

• a questa Direzione di aprire rapidamente il confronto sui carichi di lavoro e sulla riorganizzazione generale dei servizi dell’ufficio, che finora è mancato, a dimostrazione del metodo occasionale con il quale si è finora inteso procedere;
• al Medico Competente con il Direttore/Datore di Lavoro e con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione di portare il proprio contributo nel riconoscere precocemente e nel contrastare i comportamenti persecutori sul luogo di lavoro procedendo alla valutazione qualitativa del rischio di mobbing nell’ ambiente di lavoro allo scopo di identificare le azioni mobbizzanti, in modo che il Datore di Lavoro possa intervenire prima dell'aggravamento dei comportamenti e predisporre le misure di prevenzione a tutela della salute e dell'integrità psico-fisica dei lavoratori del front-office e dell’ufficio;
• alla Direzione di adottare le misure di prevenzione con lo scopo principale di instaurare una cultura aziendale caratterizzata da una linea di condotta della direzione stessa e dei dipendenti basata sul reciproco rispetto, sulla promozione di un ambiente socievole e sull'interesse comune, requisiti indispensabili per prevenire la comparsa di comportamenti vessatori e di terrorismo psicologico e anche per garantire la buona produttività dell’ufficio;
• al Datore di Lavoro di informare ed educare i lavoratori sui rischi connessi all'attività dell’ufficio; nel caso specifico del mobbing, una corretta informazione sulle caratteristiche del fenomeno e le conseguenze (mediche, economiche, professionali e legali) per le vittime e i responsabili;
• alla Direzione di verifìcare l'adeguatezza delle misure di prevenzione adottate, soprattutto a livello di organizzazione aziendale, monitorando nel tempo il rischio attraverso somministrazioni periodiche.
• al proprio Studio Legale ad attivarsi per avviare una procedura di mobbing per carico di lavoro eccessivo a sostegno dei lavoratori del front-office che invita ad esprimere tutto il loro dissenso con una mobilitazione generale ed in caso di diniego con ulteriori misure contro una gestione che preclude ai lavoratori e ai cittadini diritti fondamentali.



Roma, 3 marzo 2010

p/ Cobas P.I. – Finanze CC.TT.
Comitato di Base Ctp Roma

Gli Invisibili

Il lavoro nel Front Office assomiglia a quello domestico per un unico aspetto: diventa visibile solo quando non viene fatto. Altrimenti puoi anche schiattare,

sotto una mole di lavoro disumana, in un ambiente sciatto e approssimativo, tanto nessuno se ne accorge. I nostri quotidiani sforzi non sono né valutati né apprezzati: semplicemente vengono minimizzati e dati per scontati. Se rischiamo di avere poca fiducia in noi stessi, ciò dipende anche dal fatto che i nostri compiti sono considerati dequalificati e di routine.

Qui si coglie quella che consideriamo la vera essenza della crisi complessiva della CT: l’indifferenza e la sordità dell’amministrazione a questi problemi. Occorre dirlo, senza che si sospetti il delitto di lesa maestà. Un silenzio, quello dell’amministrazione, che comunica una inquietante sensazione di eccesso. Introvabile il dottore. Scarse e quasi nulle le medicine e terapie indicate per questo tipo di malattia, la cosiddetta “overwork sindrome”.

Il ricorso all’assenza dal lavoro da parte dei lavoratori fa in questo caso parte di una vera e propria strategia personale e nella estrema diversificazione di comportamenti dei lavoratori sembra esistere un punto comune: i lavoratori considerano l’assenza dal lavoro, non legata solo alla malattia ma anche alle ferie, ai permessi ecc, come una possibilità alla quale ricorrere per far fronte a problemi che di volta in volta si presentano nell’organizzazione del lavoro.

Nel caso dei lavoratori del front-office della CT di Roma il ricorso all’assenza è dovuto senz’altro all’esigenza di interrompere un ritmo di lavoro divenuto eccessivo ed insostenibile, di concedersi delle pause psicologiche, con una funzione di recupero fisico reso necessario dal peso del lavoro e dei suoi orari. L’assenza è quindi vissuta come fenomeno patologico spiegato e giustificato con la patologia del lavoro corrispondente.

Questa è solo una parte della realtà. Ovviamente, essa resta, come restano i ritmi da lavoro specificatamente nocivi, sia dal punto fisico che da quello psicologico. C’è però dell’altro, che va tenuto in debito conto. Sicuramente il carico di lavoro eccessivo comporta un rischio maggiore di infortunio. E’ la parte essenziale di parte lavoratrice sulla questione della salute che ha nella contestazione dell’intensità del lavoro, come principale fattore di rischio, uno dei suoi capisaldi. Si apre qui un problema che a nostro avviso ha grosse implicazioni generali. La salute in questi ultimi anni è il tema sul quale l’elaborazione teorica è stata la più avanzata e importante. In questa elaborazione la salute è considerata come il valore essenziale al quale tutto deve essere subordinato. Occorre prendere in considerazione perciò anche un aspetto ulteriore che è quello del ricorso fai-da-te all’assenza come misura di sicurezza personale tesa alla riduzione del rischio derivante da un carico di lavoro eccessivo, quando chi ne ha il dovere non si occupa di farlo.

Le cose stanno così nel cortile di casa CT. Per anni si è preferito spingere la polvere sotto il tappeto anzichè risolvere l’annosa questione delle risorse dei servizi al pubblico che nel tempo sono diventati veri e propri gulag, intesi non come massa di personale, per la verità sempre scarso, ma come ricettacoli di personale altrimenti incollocabile. Certamente non possiamo dire che i lavoratori hanno guardato con simpatia a questa indifferenza e scarsa considerazione. Ma che sia stato tutto un gioco di continui rimandi, di silenzi, di colpi di scena da società segreta, questo si! L’amministrazione avrà in proposito i suoi progetti, ma che siano chiari, espliciti, pubblicamente motivati e non assolutamente sconnessi con le esigenze del personale e obliquamente declinati su una tempistica biblica che sposta in avanti tutto rinviandoci ad una sgradevole sensazione di inadeguatezza. Ormai ci siamo resi conto che il rinvio nel futuro e un gioco di prestigio che non può riuscire. Il tempo è un nemico in catene. E’ l’alleato di tutte le scuse, di tutti i silenzi. Lo crediamo nostro socio, aspettiamo che cali l’asso, ma il baro non è lui!

L’insicurezza è a tutt’oggi la condizione abituale del vivere dei lavoratori del Front-Office. Ha raggiunto la sua massima santificazione.Viviamo il giorno del dopo. Ancora incertissimo e paralizzante è un dopo che non si lascia definire e questa indefinibilità dell’orizzonte ci inquieta non poco e provoca un disagio che ha a che fare con lo stress dell’attesa. Un dopo che è stato respinto nell’altrove, in un tempo non previsto dalla grammatica della lingua, il tempo di un futuro già passato. Dove si ammucchiano le intenzioni mancate, i progetti incompiuti. Nel ripostiglio dove finisce, forse, ciò che è davvero importante e che conta per noi. Inutile ascoltare vuote chiacchiere. Scontri, accuse, calunnie, eccessi verbali: la vita nella commissione è deteriorata, si è imbastardita. Un vecchio detto recita che quando la diligenza è ferma i passeggeri bisticciano.

Se l’urgenza del qui-e-adesso non ce la farà ad uscire dalle secche del ripudio non potranno escludersi strappi. La sordità alle richieste di adeguamento dell’organico dei servizi front-office potrebbe rendere la nostra quotidianità molto più conflittuale di quanto non sia già.

Abusa del presente, lascia il futuro ai sognatori e il passato ai morti! (Felix LeClerc)

I LAVORATORI DEL FRONT-OFFICE DELLA CTP DI ROMA

Istanza di Trasferimento per Protesta

Noi sottoscritti Lavoratori del front-office di questa commissione con la presente chiediamo di essere trasferiti ad altro servizio. Questa nostra decisione, il cui accoglimento sarebbe consigliabile per ragioni di opportunità e di prudenza nei riguardi delle disposizioni imposte dalle normative sul lavoro e sulla sicurezza, nasce da diverse motivazioni, in particolare dalla volontà di non sottoporsi ulteriormente, quasi che fosse un’espiazione obbligata, ai rischi per la salute e la sicurezza derivanti dal carico di lavoro smisurato e nettamente superiore allo standard previsto per i colleghi degli altri servizi.

A questo proposito chiediamo al Medico competente Dr. Guzzini, che legge per conoscenza, un sopralluogo per verificare le nostre condizioni di salute, stress e di lavoro svolto in ambienti perdipiù degradati e non consoni a tali attività al pubblico.

Per esternare le altre motivazioni dobbiamo necessariamente far riferimento alle condizioni del servizio f.o. che presenta un organico sottodimensionato da tempo imprecisabile che ci costringe quotidianamente a fuori orari estenuanti da cui usciamo piuttosto malconci. Il tutto mentre non viene preso alcun provvedimento di emergenza o solidale con gli altri servizi meno sofferenti che tenti di mitigare questa situazione di pericolo per la nostra salute. Gli o.d.s. susseguitisi, anziché essere una valvola di sfogo, si sono dimostrati una medicina avvelenata. Pertanto:

• ritenendo che il problema sia assai grave e che un approccio minimale sia colpevole;
• vedendo sempre più acutizzato il nostro disagio e deluse le nostre aspettative di giustizia nonostante il devastante ottimismo della direzione;
• considerando che la condizione non è destinata a mutare se non in peggio;
• visto che quel che ci resta da fare è prendere le misure a questa situazione prima che il disagio che stiamo conoscendo ne diventi lo status quo,

protestiamo verso una amministrazione che latita o al limite temporeggia da troppo tempo persa dietro idee di innovazione troppo seducenti per essere rintuzzate dal buon senso, chiedendo, con un necessario corredo di cinismo e disillusione, la mobilità interna o la rotazione con il personale degli altri servizi di autofunzionamento.
Il corollario di questa decisione è effettivamente la garanzia di sfangarla da questa condizione senza uscita che sembra un portato dei tempi dello schiavismo, ma tanto fa! L’atteggiamento è quindi del tipo: “questo non ci piacerà”, ma siamo convinti che sarà meglio per noi!

Lettera agli Utenti della Commissione Tributaria Provinciale di Roma



Come abbiamo più volte denunciato, in questa commissione noi lavoratori siamo costretti a muoverci da tempo in un contesto incontrollato di continue violazioni e di situazioni anormali sia sotto il profilo organizzativo che sotto quello giuridico più generale, vedi:

  • relazioni sindacali mortificate, dis-informazione, autoformazione obbligata, assegnazioni atipiche di mansioni e incarichi e, specie nel front-office, carichi di lavoro inumani, sia per carenze d’organico che per una cattiva distribuzione del personale nei diversi settori.


Dopo aver fatto inutilmente ogni tentativo per impostare un dialogo costruttivo con la “controparte” ( in questo caso mai altro vocabolo risultò più appropriato per indicare la direzione dell’ufficio e ancora di più l’amministrazione), rivelatasi quanto mai sorda ed intransigente alle ragioni, noi lavoratori del front-office abbiamo deciso di ribaltare ogni rapporto di collaborazione, attivando tutta una serie di comportamenti ed atteggiamenti opposti e contrari, ma perfettamente corretti e legali.



Tra le nostre principali priorità c’è la necessità di informare voi utenti della commissione, della protesta in atto e dei motivi che l’hanno fatta scattare, impegnandovi a prendere coscienza delle nostre reali condizioni di lavoro. Ciò deve servire:

1) a stabilire con voi rapporti trasparenti e sereni. E’ nostro interesse assicurare alla cittadinanza servizi efficienti e, in genere, una cristallina immagine del nostro impegno;

2) a recuperare la nostra compromessa dignità. Malgrado le eterne carenze organiche immotivate, perennemente impegnati in prima linea a rendere esecutivi, con tempestività, ignoti e volubili provvedimenti utilizzando strumenti informatici farraginosi, siamo quasi sempre abbandonati a noi stessi, disorganizzati e disinformati, senza mezzi e senza protezione, a vedersela con responsabilità sempre più pressanti e con un pubblico giustamente sempre più spazientito.


Una dignità, la nostra, oggi più che mai calpestata e offesa da un risentimento, per molti aspetti giustificato, ma che andrebbe rivolto più opportunamente nei confronti dei veri responsabili, e non nei confronti di umili e inermi servitori dello stato.


Accade quotidianamente di essere sottoposti a stressanti carichi di lavoro con prolungamenti di orario di lavoro oltre l’ordinario, senza che gli organi superiori vogliano reagire, uscendo allo scoperto da una gestione opaca e verticistica con iniziative e misure che ci consentano di venir fuori a testa alta da questa campagna denigratoria subdola e vergognosa che grava sulle nostre spalle senza colpa, quasi che la dignità dei lavoratori del front-office e del personale finanziario non li riguardi o non attenga ai loro obblighi istituzionali e morali.


A fronte di tanta studiata insipienza e di tanta inefficienza, per non assicurare, direttamente o indirettamente a nessuno la nostra complicità, non ci rimane che uscire da questa mummificazione ed opporci con l’unica arma possibile che abbiamo, la lotta non violenta e civile, degna di lavoratori democratici che hanno a cuore i sacrosanti diritti del lavoro, della libertà e della giustizia. Insomma, in un soprassalto di dignità, daremo inizio ad un permanente stato di agitazione e di conflittualità che cercherà di mettere in crisi l’attività amministrativa fino a quando non si avranno le soluzioni da noi richieste.



Grazie per la paziente attenzione e un saluto cordiale a tutti.

I Lavoratori Front-Office della CTP di Roma