venerdì 23 aprile 2010

Un Delatore Anonimo

In questi giorni un tristo figuro si aggira nei corridoi della commissione: il “delatore anonimo”, piccolo untore che passa il suo tempo ad affiggere di nascosto sui muri le sue infamie menzognere realizzate a stampa con i soldi dello stato: carne da Brunetta, insomma.

Questo detestabile soggetto è anche un po’ fesso perchè non ha la più lontana idea di quel che siano gli argomenti che affronta, né evidentemente sa bene articolare le fessaggini che crea. Le arruffa solo. Questo spiega il suo assoluto isolamento essendogli venuto a mancare sull’iniziativa faziosa il sostegno del personale che invece ha interpretato l’intenzione diffamatoria come un plauso all’azione cobas.

Ho sempre ritenuto che non valga la pena sporcarsi le mani con un volgare diffamatore, anche se il caso invece è subito piaciuto all’avvocato cui ho dato incarico di sporgere denuncia contro l’ignoto falsario.

Ma ho deciso di affrontare comunque la questione che mi ha fatto proprio indignare non tanto per le non poche falsità sulla mia persona, ma soprattutto per le insinuazioni offensive di questo fariseo e farabutto lanciate per sporcare la figura del sindacato ed è questo il suo vero obiettivo. Ne sto cogliendo le intenzioni, perché, come ripeto, il suo sintetico “datzebao” ha sortito lo scopo contrario a quello che si era riproposto.

Proprio non va. Non va per me, e questo sarebbe il meno. Ma non va per lui, “l’anonimo”, che come apprendista stregone sembra alle prese con qualcosa che non capisce, accecato dal suo “antisindacalismo viscerale”. La tutela sindacale richiesta dal sottoscritto non è affatto un privilegio ma esiste come forma di garanzia per i rappresentanti sindacali che altrimenti sarebbero come carne da cannone esposta alle bordate di rivalsa dei capufficio (cosa che forse vorrebbe succedesse) e nel caso di specie voleva rappresentare la necessità che nel caso di trasferimenti anche interni fosse garantita come minimo la consultazione preventiva del lavoratore, anziché essere spostato come una poltrona da salotto.

Infine sempre nel caso che mi riguarda vorrei far presente che lo spostamento da palazzina “A” a palazzina “B” era a parità di mansioni, non mutava assolutamente nulla, e per di più la variazione di “location” era addirittura motivata dall’intenzione di favorirmi in qualche modo.

Quindi è stata un’enorme asineria ingenerosa e approssimativa, sull’onda anomala di un antisindacalismo becero, arronzare giudizi ad effetto su una sacrosanta richiesta di consultazione e sul rigetto di un favoritismo, spacciandoli per privilegi sindacali.

Frecciate dunque contro i Cobas, ma anche contro i lavoratori quando con il falso si intende affermare come momento liberatorio il ripudio del sindacato. Questo dimostra la difficoltà a comprendere i fenomeni e a governarli con intelligenza. Usando le invettive invece degli argomenti, si manca non solo di buona educazione, ma anche di argomenti.

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