venerdì 23 aprile 2010

Clima di Rappresaglia

Inaccettabile la rimozione di Cristina S. dall’Uap-Ufficio di Assistenza al Pubblico, voluta dalla Direzione senza motivazioni professionali. Altri epurati in altri settori del front-office sono comunque fra coloro che hanno firmato PER LA PROPRIA INCOLUMITA’ l’istanza di trasferimento del 25.2.2010.



CLIMA DI

RAPPRESAGLIA?

L

’ATTIVITÀ AL FRONT-OFFICE ESIGE UNA PROFESSIONALITÀ COSÌ SPECIFICA CHE richiede determinate qualità ed esperienza: bisogna saper interagire col pubblico, guadagnarsi la loro stima e fiducia. Il front-office è la vetrina dell’ufficio e uno dei settori in cui l’anzianità ha un suo valore perché implica esperienza. Se un lavoratore del front-office viene rimosso bisogna quantomeno dargli un incarico che consenta di mettere a frutto l’esperienza accumulata e non demansionarlo per ritorsione spostandolo da un ruolo chiave ad un binario morto.

Alcuni dei lavoratori Uap sono stati spostati perché avevano chiesto di essere trasferiti ad altro servizio. Il punto (chiarito più volte) è che avevano chiesto di essere trasferiti perché stanchi di essere sottoposti ad un ritmo di lavoro massacrante, per via di un organico inadeguato. Quindi un circolo vizioso. La scusa del ricambio con chi aveva richiesto di subentrare nel servizio non regge affatto. Il scopo vero del repulisti: sostituire il personale non accondiscendente che ha espresso critiche alla gestione dell’ufficio con altro personale, per tentare di moderare quella che è stata vista come un’opposizione (?) interna e creare un clima più accondiscendente. Ossia, chi protesta va via.

Ma non basta allontanare il lavoratore, gli va comunque garantita una mansione alternativa equivalente che ne rispetti la specifica professionalità. Ciò non è avvenuto. In Italia esiste lo Statuto dei lavoratori. L’art.13 tutela la professionalità e l’art. 15 la libertà: non sono concesse discriminazioni.

Simili rimozioni seguono in genere una logica ben precisa e perversa. L’impiegato non può essere rimosso solo per aver esercitato il diritto di critica, peraltro in questo caso lecita di cui l’autodifesa dell’istanza di trasferimento non rappresenta che l’atto finale dopo mesi di protesta serrata e senza esito alcuno contro l’obbligo di essere sottoposti a uno stress nocivo dovuto al carico eccessivo di lavoro. Questa o.s. si permette allora di supporre che la Direzione abbia frainteso come affrontare bene i problemi: evitarli!

Questa o.s. ritiene che la Direzione manifesti una strana concezione della libertà dei suoi dipendenti di rendere noto il loro pensiero: devono forse chiedere l’autorizzazione prima di ogni dichiarazione? Se così fosse, si tratterebbe di un’evidente impronta censoria preventiva.

La prova di forza del lamentato allontanamento con demansionamento dei lavoratori mostra il tipico provvedimento con connotazione ritorsiva che non può non rilevare il tratto distintivo di una condizione di mobbing non dichiarato. Se poi si considera che a quanto pare questo non è il primo caso di presunto mobbing nella Ctp di Roma allora il tutto si presta ad assumere maggior rilievo.

Questa o.s. Cobas ritiene che non potendosi tollerare discriminazioni a carico dei lavoratori si aspetta e augura che il provvedimento di rimozione emesso rientri e la Direzione proceda alla ri-valorizzazione degli stessi restituendo lo spazio adeguato alla loro professionalità.

Roma, 07.04.2010

p/COBAS P.I. FINANZE CC.TT.

Comitato di Base Ctp di Roma

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